La lamia nella campagna attende la pioggia che lavi le pietre stanche del gelo, stanche del vento. Il cielo pronto ad esaudire il desiderio.
Una scala protesa verso le nuvole è promessa di altre visioni. Salirci è provare altre altezze. Gradino dopo gradino, passo dopo passo, salire senza voltarsi. Non ci sono discese raggiunta la sommità, il cielo è uno spazio troppo immenso per pensare ad un ritorno.
Una scala, ponte, per un prato di soffici nuvole da cavalcare, passando dall’una all’altra, avanzando saltando come in un cartone animato. Di nuvola in nuvola, senza fermarsi, senza guardare. Nuvoletta schizza via.
Una scala che lasci il peso del cemento, della speculazione edilizia, al primo gradino, scrollandosi di dosso brutture e bruttezze e tendere inesorabilmente al bello, alla leggerezza, al cielo.
Pioverà, le nuvole lo accennano con il loro avanzare, con il colore ora grigio scuro. Lo sa l’albero con i rami protesi a raccogliere acqua.
Il desiderio sta per esaudirsi, pioverà sulla lamia, lavando le pietre. Pioverà sul terreno, sugli alberi. Pioverà sulla scala protesa verso il cielo e la pioggia non fermerà chi vorrà salire, chi vorrà andare oltre le comode visioni, gli orizzonti stretti. Salire, ambire al cielo, guardare il mondo da un alto punto di vista, salire e non cadere come una piccola goccia di pioggia che precipita giù solo per la voglia di scoprire l’ebbrezza di toccare terra. Salire, testa alta, toccare nuove sensazioni, provare consapevoli vertigini. La scala verso il cielo sei tu.