Lo vedi è un accesso, una via, comoda discesa per il mare, in questa giornata fredda che segna la pelle e le labbra.
Magia d’autunno.
Non ho mai visto la sponda opposta, conosco questa, le rocce, la sabbia, le tamerici, il silenzio che segue al baccano delle estati frenetiche. Sono solo io e il mare. Il vento a carezzare la nostra voce muta. Tirare un sasso è osservare cerchi concentrici che si perdono allargandosi. Nella solitudine dei miei pensieri raccolgo nuvole grigie, ne faccio cartelle da spostare nel cestino virtuale della mia memoria. Basta il tocco del dito come su un mouse. Ben altri topi si affacciano sui muri tra l’edera rampicante in cerca di cibo. Il micio sfamato dal puntuale appuntamento con chi distribuisce croccantini non vuol nemmeno giocare al gatto e il topo. Lui che non sa cosa significa andare per mare, ma conosce bene la brezza che gela il sangue quando la temperatura cala all’improvviso e da un caldo autunno si passa ad un gelido anticipo di inverno.
Osservare l’orizzonte così vicino e immaginare che non si sposti avvicinandosi, aspettare che il mare mi parli, di quella volta che ha raccolto lacrime negli abissi. E non puoi chiedergli altro, il mare parla solo per metafore che sfidano leggi grammaticali e divine.
Questa discesa in legno è un accesso su voci rarefatte piccole storie di millenni, lacrime e gioie di un universo che resiste imperturbabile alle nuvole grigie e nere. Le mie ne ho fatto mangime per i pesci, e d’improvviso il cielo si è dipinto di nuvole rosa.