Esistono persone che nonostante si trovino in mezzo a situazioni del genere riescono a non farsi compromettere in nessun modo
e a saper dare dignità e speranza, oltre che giustizia, alla loro esistenza.
Basta la quarta di copertina e le parole di una coraggiosa donna calabrese per decidere di leggere questo libro Lea Garofalo. Una madre contro la 'ndrangheta. Una graphic novel scritta da Ilaria Ferramosca, disegnata da Chiara Abastanotti, con una prefazione di Marco Tullio Giordana (che nel 2015 diresse un film sulla storia della Garofalo) e gli scritti finali di Daniela Marcone e Marika Demaria.
Partiamo dall'inizio e quindi da Lea. Nasce a Petilia Policastro in provincia di Crotone. In una famiglia di 'ndranghetisti. Il padre ucciso quando lei era ancora bambina, il fratello capo cosca, il compare gestisce usura e spaccio a Milano.
Diventa testimone di giustizia in casi di omicidio commessi dal fratello. Vive sotto protezione, ma quando il fratello viene ucciso la magistratura decide di toglierle la protezione, "poco rilevante" il suo aiuto alla giustizia.
Ciò che ne segue sono fatti di cronaca noti a tutti. Lea viene uccisa dal marito, rea di aver tradito la famiglia, di ave violato il codice d'onore. Denise a cui la madre aveva insegnato il coraggio denuncia il padre, che viene poi processato e condannato per l'omicidio di Lea.
Perché leggere un libro di cui si sa già tutto?
Per ribadire ancora una volta che queste storie succedono quando lasciamo sole le persone.
Per la leggerezza e la profondità con cui viene affrontata una storia di violenza, speranza, solitudine e amore.
Perché sono riusciti a raccontare le difficoltà, le incongruenze, le fragilità della vita in maniera semplice e diretta, in modo da arrivare a tutti.
Perché Ilaria Ferramosca intesse spesso i suoi lavori di una valenza sociale, riuscendo a raccontare a tutti, anche ai più giovani, storie forti e importanti.
Perché i disegni di Chiara Abastanotti, con pochi e semplici tratti e un aspetto un po' sfumato rendono poetica anche una storia di sangue e vendetta. Perché Denise ancora oggi vive una vita blindata in un rigido sistema di protezione testimoni, e per quelle ragazze che Lea non la conoscevano neanche, ma che ai suoi funerali laici, celebrati a Milano da don Ciotti hanno portato in spalla il suo feretro, davanti a tremila persone sconosciute, che non hanno voluto lasciarla sola.