Tra le quattro e le sette del mattino, ogni giorno, dal 1894 al 1945, compilava dei quaderni di vario formato. Duecentosessantuno quaderni.
Una scrittura di potenziamento della mente che Paul Valéry operò senza interruzioni per oltre cinquantacinque anni. Argolibri pubblica ciò che scrivo non è scrivere (modelli di pensiero, problemi di poesia) a cura di Andrea Franzoni nel quale si raccolgono i pensieri e le riflessioni dei quaderni di uno dei massimi poeti francesi e maestro del simbolismo.
La premessa è chiara “Vengono qui riuniti per la prima volta in Italia tre quaderni di Paul Valéry: il primo, Ego scriptor, è stato già tradotto per Adelphi mentre gli altri due, Poésie e Poїetique, sono inediti in Italia … Per favorire il lettore italiano e non specialista, e permettere al pensiero di Valéry di circolare in una maniera più «leggera» tra gli appassionati di composizione poetica, abbiamo deciso di operare un’ulteriore selezione, eliminando quei frammenti in cui si ripeteva un concetto già espresso altrove”.
In Ego scriptor , Paul Valéry appunta “Autopsia – Tale e Quale. La mia fantasia non è letteraria, ma lo sono i miei mezzi. Concepisco in un modo nel quale non possiedo organi, e mi muovo in un altro in cui non vedo. Così, non concepisco mai delle opere. Nel profondo, l’opera non mi interessa. È il potere di fare delle opere che mi attrae, mi eccita, mi tormenta. Non ammiro la possibilità, ma ciò che moltiplica le possibilità”.
In Poésie si ritrovano appunti sulla poesia e il poeta. “Poeta, – ciò che desidero non è un’immagine, ma l’insieme fantastico di tutte le immagini possibili” ed ancora “La poesia, quest’esitazione prolungata tra suono e senso”, e poi “La poesia deve dare l’idea di un pensiero perfetto, – Non è un vero pensiero. Dev’essere per il pensiero ciò che il disegno è per l’oggetto – una convenzione che restituisce ciò che dell’oggetto è provvisoriamente eterno”.
In Poїetique uno dei pensieri più interessanti “Il vero scrittore è quello che non trova le proprie parole. Allora le cerca. E cercandole ne trova di migliori”.
Un libro da leggere a piccole dosi, nelle albe invernali, prima che arrivi l’estate.