Come un sorriso lieve nelle prime fresche giornate, il sole carezza le palpebre e risveglia lo sguardo sul mare solitario.
La spiaggetta tra le rocce deserta, gli umani passeggiano sui moli, e i turisti sorpresi dalla rinnovata bellezza si regalano vibranti pediluvi, i più audaci abbozzano una immersione, mentre nel piccolo porticciolo rientra il gozzo con il suo magro bottino di pesce. il gatto nero gioca tra le bietole selvatiche cercando lucertole da cacciare.
L’autunno è giunto in ventiquattro ore, d’un tratto le località marine si sono svuotate, le ridenti rocce e le calette non pullulano di persone e di voci, regna il silenzio interrotto dai suoni della natura, il brusio del mare e il canto dei gabbiani, il vento tra le canne e lo stramonio. Le foglie sugli alberi sono ancora verdi, tra pochi giorni volgeranno ai marroni per poi lasciarsi andare giù, staccarsi dai rami e scivolare a terra, formare cumuli da calpestare per sentire un crepitio, un suono novo da aggiungere ai passi.
Lungo la linea di separazione tra cielo e mare, illusione del tuo sguardo, si profilano le nuvole, non portano pioggia, non ora che l’autunno ha ancora voglia di stiracchiarsi al sole, guardare il suo sorriso, lasciarsi carezzare le palpebre. In questo istante in cui tutto sembra fermarsi ed attendere, sospeso tra il desiderio di essere e quello di esistere, l’impressione che tutto possa trasformarsi all’improvviso, prendere pieghe inaspettate, travolgere il quotidiano, diviene reale. Autunno, una lieve carezza, ed è già domani, ancora, come promessa di eternità.