È un dialogo aperto tra poesia e illustrazione, è stare insieme tra le pagine di un libro, sulla carta, in cui scorrono parole e disegni.
I versi lievi come carezze, “Siamo come foglie,/ appesi ad una brezza./ Non siam nessuno, noi./ Nulla ci appartiene,/ non ne abbiamo voglia:/ ci nutre la bellezza”.
Versi randagi, di Alessandro Cannavale e Miriam Piro, Les Flâneurs Edizioni con prefazione di Angelo Ferracuti e di Gianpaoloo Caldarella, postfazione di Filippo Golia, è un piccolo volume in cui si alternano poesie e illustrazioni.
Alle poesie brevi dell’autore si affiancano le illustrazioni, non una interpretazione dei versi ma una visione più larga più intensa. La bellezza, il filo fune d’equilibrio sul quale danzare sospesi. “Tutto lascia una traccia/ persino i respiri, posati a caso/ sulla china del tempo,/ nei luoghi oggi vuoti/ dove senza pensarci/ mettesti i tuoi occhi qui dentro”.
“Ho provato a cucire/ le parole dei passanti:/ questa folla è un albero/ con piccole catastrofi/ di rami spezzati”. Versi intensi, che richiamano immagini poetiche ben precise e delineate, frammenti di visioni, e di emozioni. I disegni di Miriam Piro sono immediati, i personaggi non mentono con la forza del loro sguardo penetrano nell’animo umano e colmano un vuoto, rendono partecipi.
Pagina dopo pagina, parole e illustrazioni si susseguono, in un alternanza che cancella gli spazi, come in un discorso che non conosce fine se non quella del libro stesso, che seppure chiuso rimane a lungo nella sede emotiva di chi lo ha sfogliato. “O nasci pecora o nasci lupo./ Talvolta diventi randagio./ Ti scaldi al fiato del dissenso,/ sei davvero a tuo agio/ solo nell’amen di una rivolta”.