Camminare lentamente, con andatura tranquilla tra i viali di un parco in città, sulla riva sabbiosa del mare, per le stradine di campagna.
Camminare e ascoltare il battito del proprio cuore, regolare. Tra i rumori ovattati della città le voci dei bimbi sui prati, i cani al guinzaglio odorano erba. Due atleti sembrano sfrecciare e doppiano i passeggiatori nel tempo breve di un mezzo giro. Il parco è una piccola isola tra il cemento e l’asfalto, delle code ai semafori arriva il rumore dei clacson smorzato dagli alberi. Un pallone rotola per caso tra i piedi di un anziano che non disdegna un palleggio prima di restituire la sfera con un calcio preciso.
Camminare, i piedi che lasciano impronte temporanee sulla sabbia, l’acqua le cancella non lasciando alcuna traccia del nostro passaggio. Tra tappi di bottiglia risplendono bianchi gli ossi di seppia. Sul bagnasciuga la sabbia bagnata è ancora fredda. All’orizzonte un mercantile trasporta le sue merci, con andatura sostenuta solca il mare direzione un porto lontano aldilà del confine immaginario. Un gabbiano sorvola la spiaggia, la preda è un miraggio.
Tra le stradine assolate e deserte gli alberi attendono acqua che scenda dal cielo. Il silenzio è interrotto dal canto di qualche uccello in cerca di cibo. Una farfalla bianca si posa leggera su una piccola orchidea selvatica. Camminare è attraversare armonia, di colori, profumi, amori. Verdi intensi, altri pastello, fiori e insetti, distese interrotte da muri costruiti pietra su pietra dove lucertole scorazzano allegre.
Riequilibrare il corpo svuotando la mente ed è semplice il passeggiare, lentamente.