Uno sguardo distante, volutamente, dalle cose e dalla vita, che pure si conoscono e si sono osservate, studiate, attraversate, scomposte.
Esistenza e verità senza fronzoli, nuda visione come nude sono le parole che compongono i versi essenziali. Dimenticato sul prato di Cesare Viviani, Giulio Einaudi Editori, manuale dal quale attingere dimensioni raggiungibili, nuovo tappe di un viaggio.
“Mi illudo che la volontà/ sia fuori dalla natura./ Invece la condanna non è/ la mortalità,/ la condanna è pensare in prima persona,/ e rara e brevissima è/ la sospensione della pena”.
Piccolo libro da cui prelevare pensieri non ancora maturati e scoprire come il poeta sia già oltre, un passo avanti, come sappia determinare spazi.“Sopra la logica c’è la retorica, / e in questa, respinto dalla logica/ s’infiltrò il male”. Riconoscere segni da piccoli dettagli, scansioni tridimensionali della vita attraverso ricordi. “Gli oggetti riposti conservano/ il segno dell’abbandono./ I pensieri inaccessibili si tramutano/ nel silenzio del male”.
La poesia come espressione di verità, come strumento di conoscenza. “Non restano che questi focherelli/ a noi viventi:/ come quello di appurare/ quanto sono influenti/ le parole o i silenzi/“.
Versi che lasciano segni indelebili.“La parola è più di ogni governo/ e potere,/ di ogni territorio,/ di ogni abisso marino,/ di ogni vetta altissima e ghiacciaio,/ di ogni scoperta e fede,/ di ogni medicina e filosofia,/ arte e scienza”.
Su un prato cercare risposta al quesito “Ma allora è vero/ che non puoi leggere/ se non sai scrivere?”