Il tempo di sostare e riposare prima di riprendere il volo, pescare, cercare cibo per sopravvivere, seguire il vento e le correnti, planare.
Prima che sia tardi. Lo stormo ha rotto le righe, rinnegato l’ordine, ed ora sosta sulla spiaggia nell’ora che precede il tramonto quando le acque perdono azzurro e tendono al verde e poi all’oro. Si confidano intimi segreti, si raccontano avventure di una vita tra cielo mare terra, tra voglia di restare e desiderio di volare, via, oltre il limite delle proprie capacità.
Potrebbe chiamarsi libertà questo innocuo sostare con elegante noncuranza tra acqua e sabbia, questo osservare da vicino granelli dorati che non disorientano se visti così a pochi centimetri dai propri occhi. Libertà di guardare l’ombra allungarsi mentre le navi all’orizzonte scompaiono con il diminuire della luce, si perdono nel blu oltre la linea del visibile da qui dalla costa, dalla striscia di sabbia sulla quale si sono fermati per sostare. Libertà di scambiarsi impressioni, sogni, progetti, desideri, come volare più in alto, oltre sempre più su, senza paura di guardare giù, punto che si allontana per avere una visione che comprenda dimensioni ampie, d’insieme, lontano dai luoghi comuni, verso le stelle.
Il tempo di sostare per un gruppo di gabbiani che amano la libertà di essere se stessi, di osare, di conquistare un centimetro dopo l’altro una porzione di infinito. Basta poi un colpo d’ali per ripartire, librarsi in aria, volteggiare leggeri, senza meta, solo per il gusto di “volare felici più in alto del sole ed ancora più su”.