Lui è il mirto, comune tra le strade in campagna e sulle scogliere. Lui che resiste con le sue foglie alle mareggiate e alle tempeste.
Dalla sua posizione invidiabile, protetto alle spalle dalla roccia, osserva l’infinita distesa di acqua. Nella solitudine dei pomeriggi primaverili si ascoltano allegre conversazioni tra il mirto e il mare. Si narrano storie di paesi lontani, di profumi mai provati, di vette innevate e deserti di sabbia. Si fanno compagnia quando i gabbiani volano lambendo la costa alla ricerca di cibo. Mirto e mare, hanno secolare amicizia e mirto sa riconoscere fin dal giorno prima quando mare ha un momento di nervosismo tremendo, quando fa alzare le sue onde chiedendo aiuto al vento. In quei giorni in cui è nervoso mirto sa che mare farà di tutto per stabilire un contatto fisico, per sfiorarsi e sentirsi vicini come due amanti a cui non bastano più le parole. Mirto, sempre chiedendo aiuto all’amico vento, omaggia mare con alcuni dei suoi fiori, bianchi. Piccole stelle profumatissime ed eleganti che mare dolcemente culla facendo loro il solletico. Mirto dona anche qualche suo frutto, prima che si arrampichi Enzo per raccoglierli e farne un liquore da servire ghiacciato per far digerire. Mirto, comune, nella macchia mediterranea, ama mare, Mediterraneo. In un estivo pomeriggio di settembre, con il sole coperto dalle nuvole, un leggero maestrale che accarezza mare, mirto mi confida il suo segreto, di un amore di sguardi e di parole e di fugaci incontri.