Farina di grano duro senatore Cappelli, sì. Acqua, sì. Matterello, sì. Volontà e voglia, pure. Iniziamo allora.
Farina setacciata e acqua quanto basta per un impasto elastico, lavorare scaricando la forza delle braccia sulle mani. Dieci minuti bastano perché l’impasto sia pronto. Poi entra in scena il mattarello, infarinare il piano, stendere l’impasto, sollevarlo, ruotarlo, e ancora, e ancora farina perché non aderisca al legno del tavolo. Stendere. Ruotare. Stendere. Ruota perfetta. Farina e poi con un rapido gesto piegarla a metà. Lama liscia e affilata di un coltello per tagliare strisce di mezzo centimetro, un solo lungo taglio da ripetere a intervalli regolari fino alla fine del semicerchio. Né più larghe né più strette perché poi in acqua devono cuocere uniformemente. Quante belle lunghe strisce piegate a metà, ora viene il bello, sì. Aprirle e con il palmo della mano dare una torsione, prima una metà e poi l’altra. Pronta eccola, sagna torta o ncannulata. Pasta fresca. Da consumare presto. Prima che secchi, che indurisca troppo. Non è pranzo per tutti i giorni, chi ha il tempo di impastare, stendere, ncannulare striscia dopo striscia quando basta infilare un qualunque prodotto già pronto nel microonde. La differenza però è notevole, tra un cibo già pronto e una sagna che abbraccia e si fa avvolgere da un sugo di pomodoro fresco. Impareggiabile sapore. Che piacere vederle distese su una tovaglia in cotone attendere il momento di essere cotte in acqua e poi condite con sugo e pecorino e una foglia di basilico fresco. Che gran giorno quando fumanti arrivano in tavola. Oggi è quel giorno.