Pane & Acqua

Caldarroste, piacere da condividere

Caldarroste, piacere da condividere

Fa freddo in una sera di novembre, il sole caldo della mattina è tramontato e una leggera brezza di tramontana muove le foglie, le fa suonare.

Nella piazza semi deserta del paese un gruppo di bambini in età scolare osserva un uomo anziano armeggiare con il fuoco. L’odore è inconfondibile, di boschi, di terra, di fumo. Caldarroste, le serve in un cartoccio calde da bruciare le mani che pulendole si colorano di nera fuliggine, ma in bocca poi un sapore unico che si ripete nel tempo, di anno in anno.

Da settembre a novembre è tempo di raccolta, i ricci da terra nei castagneti diffusi sul territorio italiano. Arrivano sulle tavole, acquistate dai fruttivendoli, si mangiano crude ottime in un risotto, ma cotte alla brace non hanno rivali. Si possono preparare anche in casa, una pentola bucherellata, le castagne segnate da tagli regolari e poi il fuoco, vivo. 

Nella piazza semi deserta il venditore di caldarroste regala magie ai piccoli spettatori impazienti. Armeggia con la brace, lapilli e fiamme, e con un grande pentolone in cui le castagne saltano spontaneamente, disegnano capriole. I bambini sorridono e attendono di ricevere il proprio cartoccio con le caldarroste, poche rapide mosse per pulirle e mangiarle addentando il cuore sorprendentemente tenero, dal gusto di terra, di storia e leggenda, di ricci che abbandonano i rami per precipitare giù tra le foglie. Buone le caldarroste, più della farina di castagne, più di qualunque altra preparazione.

Un cartoccio pieno, da condividere, e torna la felicità.

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