Desiderare qualcosa che cambi il corso della giornata o anche della serata mentre fuori la temperatura è insolitamente alta, e non è estate.
Qualcosa di appetitoso che ricordi un viaggio divertente e stimolante nella capitale, nell’era pre-mascherina. Chilometri percorsi tra monumenti, bellezza, arte, mostre, e poi per assaporare tipicità una porzione di rigatoni all’amatriciana.
Semplice abbinamento di pochi ingredienti per un piatto che solleva il morale, trasforma il grigio in colore, ricorda che tutto è assolutamente bello da vivere. Cibo che conquista i palati, lasciando un sorriso. Dispiace quasi arrivare fino in fondo, decretare che sia già finito.
Guanciale, pecorino, pomidoro, il segreto è nell’equilibrio. Un sugo per condire la pasta presente nel manuale di cucina di Francesco Leonardi, cuoco romano, del 1790. L’origine è nella città di Amatrice in provincia di Rieti e il pecorino è esclusivamente quello romano dei monti Sibillini.
Rigatoni, vermicelli, bucatini, spaghetti, il tipo di pasta può variare seguendo le preferenze ma il guanciale non si tocca, il suo grasso dalle sfumature rosate è imprescindibile per la riuscita della ricetta. Un filo d’olio, cipolla tritata, far rosolare il guanciale per qualche minuto, poi unire i pomidoro, sale e pepe. Condire la pasta e unire il pecorino. Semplice, intenso, saporito. Rigatoni all’amatriciana, un invito ad assaporare lasciando che i pensieri scivolino via, far riemergere ricordi, trattoria a Trastevere.
Basta poco, un piatto caldo, dal gusto deciso per tornare a sorridere, sopportare il caldo, sognare verdi prati in cui rotolarsi.