C’è stato chi ha cercato di relegare gli esseri umani ai margini della storia. Li ha allontanati, isolandoli.
In una povertà di ambienti e di socialità, sedendosi su una comoda poltrona di design e assistendo al triste spettacolo del topo in gabbia. C’è stato invece chi non ha alzato un invisibile muro con un noi e un loro. Creando due quartieri che sono ancora oggi, fieramente, un insieme di persone, vissuti e ricchezze differenti. Picone e Poggiofranco, due quartieri, una città, Bari.
Dove prima scorreva un fiume ora ci sono strade e palazzi, gli stessi immortalati nella mostra fotografica “Art Photography”. Trentatré scatti di cinque autori: Sergio Canniello, Nicola di Cagno, Nicola Anaclerio, Ettore Samele e Angela Pansini. Visitabile sino al 6 gennaio nella hall dell’hotel Nicolaus. L’iniziativa rientra in un più ampio progetto di rete civica urbana che culminerà con la donazione di un murales, attualmente in fase di realizzazione all’interno del giardino Don Tonino Bello, da parte dell’associazione “Luca Samele” organizzatrice della mostra.
“I quartieri Picone e Poggiofranco nascono al margine della città di Bari con una borghese funzione residenziale, senza produrre l’allontanamento dei ceti meno abbienti - spiega il curatore della mostra, lo storico dell’arte Saverio Pansini - creando in quest’area momenti di convivenza civile: un campo rom si staglia sullo sfondo di alti palazzi borghesi a diretto contatto con la memoria storica di una chiesa rupestre. Mentre da un grande albergo, dai balconi di alveari popolati da uomini e donne, dal moderno luogo dello svago e dello sport, si intravede un albero dai bianchi fiori. Sono momenti felici che la fotografia coglie per metterli uno accanto all’altro, per farci notare cose che il nostro affaccendato vagabondare quotidiano rende invisibili. Almeno sino a quando il cemento non tornerà a mordere la terra”.
La vita di questi due quartieri rivive in una mostra sinonimo di pacifiche disuguaglianze.