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Vorrei una fredda estate

Vorrei una fredda estate

Malinconia questo cuore allegro mai, recitava una vecchia canzone popolare salentina. Malinconia, quella pesantezza che si posa sul cuore.

E lì, sul cuore che si posano le nuvole, non leggere, ma grigie di tristezza. E il cielo perde il suo azzurro. Sarà per la costante insopportazione per i nullafacenti o quella per i saccenti, sarà per quel leggero fastidio di dover osservare gli infiniti sotterfugi degli uomini, quelli che non apparterrebbero ad alcuna delle categorie elencate da Sciascia.

Sarà per le spiagge affollate, i locali traboccanti, sarà per le code ai concerti, sarà per quella instancabile monotonia di tempi morti, di litanie che ammorbano, di stridule voci che costringono alla fuga, sarà perché il carnaio non è conquista ma sfruttamento, sarà che le canzoni non hanno più un senso se sono solo parole lasciate al vento, buone solo per sentire la coscienza pulita. Sarà che non ho dormito bene. Sarà che il temporale non arriva a spazzare tutto e tutti a spegnere incendi a dissetare la terra. Sarà che sotto il sole le altre stelle non si vedono e la notte tarda ad arrivare, sarà che il sipario non cala sul teatro inutile di questa umanità.

Sarà la musica che gira intorno ma no, questa canzone no, altrimenti poi scatterebbe una musica può fare, cosa? Fare uscire questa malinconia, che sia uccisa senza pietà.

Sarà che non ho abbastanza freddo per poter ragionare, perché il caldo è così intenso che ti cuoce dentro. Saranno le strade piene di persone come nelle città turistiche, sarà la mascherina che indosso perché c’è chi non la indossa più e ti si siede accanto. Sarà che si potrebbero intuire le ragioni di una ordinaria follia.

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