Trentuno, non sono i gradi, quelli in questo giorno son già trentatre come i trentini che entrano a Trento tutti e trentatre trotterellando.
Trentuno sono i giorni di questo mese, luglio, che sa di estate, di saudade e di desiderio di evadere, lasciare ogni cosa e andare, verso il mare, in una foresta o in cima ad una vetta. Senti il caldo che ti attanaglia, l’umidità che soffoca i ricci che non vorresti mai tagliare. “Luglio, col bene che ti voglio vedrai non finirà … ahi ahi ahi ahi. … Ci sei tu, in riva al mare, solo tu, amore amore, e mi corri incontro ti scusi del ritardo ma non m’importa più, luglio ha ritrovato il sole non ho più freddo al cuore perché tu sei con me”, cantava Riccardo Del Turco allegramente
“Siamo ai primi di luglio e già il pensiero/ è entrato in moratoria./ Drammi non se ne vedono,/ se mai disfunzioni./ Che il ritmo della mente si dislenti,/ questo inspiegabilmente crea serie preoccupazioni. /Meglio si affronta il tempo quando è folto,/mezza giornata basta a sbaraccarlo./Ma ora ai primi di luglio ogni secondo sgoccia / e l'idraulico è in ferie”, scriveva Eugenio Montale con la sua innata ironia ed anche il mio di pensiero è entrato in moratoria.
Non trovo via d’uscita dalla inesorabile certezza che il mare resta ancora un miraggio per altri 31 giorni, che il sabato e la domenica di rocce vuote non ce ne sono per prendere slancio e tuffarsi cantando “come è profondo il mare”.
“Amore che non va / è arrivato fino a qua./ È amore che non può,/ è amore che fa no./ È ragazza un po’ lontana:/i capelli scuri, gli occhi di lana./È ragazza sorridente,/ma non puoi darle niente./(Luglio soffocava gli aromi /e i pensieri si facevano strani) /– Io ti telefono domani –/ Mi dice che posso farlo/ quando più voglio:/ il fatto è che telefono a uno scoglio./ (Già Giugno aveva un brutto grugno/ ma i pensieri non avevano mugugno) /C’era una foresta/ e dentro tutta la gente in festa…/ O anche: c’era una volta…/(Ma è proprio vero, l’hanno tolta)/ Ti telefono di lontano/e tu ci sei ma metti giù/ piano”. Nico Orengo ben conosceva questo mese che segna il tempo, divide l’umore.
E ben conosce l’estate Giuseppe Ungaretti che in Di luglio scrive “Quando su ci si butta lei,/si fa d’un triste colore di rosa/ il bel fogliame./ Strugge forre, beve fiumi,/ macina scogli, splende,/È furia che s’ostina, è l’implacabile,/ Sparge spazio, acceca mete,/ È l’estate e nei secoli/ Con i suoi occhi calcinanti/Va della terra spogliando lo scheletro”.
Luglio col bene che ti voglio, il caldo che non tollero, vorrei davvero fosse già settembre.