Finalmente è sabato e questa settimana nessun consiglio letterario, presi dalla musica non abbiamo letto se non i testi delle canzoni.
Stasera ultima serata del Festival di Sanremo (evviva) e poi tutti domani canteremo “la musica è finita gli amici se ne vanno”.
Si archivierà questa settantunesima edizione che non ha riservato grandi canzoni. Noi di Pressinbag abbiamo le nostre preferite, ma una cosa abbiamo notato, la mancanza della musica. Sì le partiture non erano eccelse.
Largo ai giovani che confusi, non abituati al palco, steccano di brutto. Non lo fa la settantasettenne Orietta Berti che canta come se stesse passeggiando, così come la più giovane e bravissima Annalisa. Cantano ma le canzoni sono quel che sono e lo spettacolo ne risente. Non “è la musica ribelle che ti vibra nelle ossa che ti entra nella pelle che ti dice di uscire che ti urla di cambiare di mollare le menate di metterti a lottare”.
Il divertente Max Gazzè con un brano brillante non ha fatto sentire la sua voce, e ha perso la magia di “una musica può fare”. E va beh pazienza.
E cosi più che di canzoni si è parlato dei social, del successo delle interazioni e dei trend topic. in radio spaccano Ermal Meta e Irama, e Aiello ci lascia con il dubbio che abbia compiuto un’azione inenarrabile e che la sua canzone sia quasi una forma di redenzione, e forse la sua è la migliore partitura.
In ogni caso il nostro podio ideale è cosi composto, Willie Peyote, Colapesce e Di Martino, Aiello. Menzione per Lo Stato sociale che restano veri e uniti, La rappresentante di lista da Palermo con il queer, Madame per la freschezza della voce e i Coma_Cose per un brano che tutti scaricheremo.
Bello tutto ma ciao musica, che davvero non l’abbiamo ascoltata.
Sì è stato un anno, un anno, difficile e forse anche i compositori hanno subito gli effetti delle restrizioni, della mancanza della linea dell’orizzonte ampia e tendente all’infinito.
La musica è finita e “sarà la musica che gira intorno, saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro”.