Cinque colpi di revolver e il suo corpo è caduto in terra, esalando gli ultimi respiri. In quel momento il mondo si è fermato.
"L'esplosione del dolore, della sorpresa e della devastazione collettiva che ha seguito la morte di Lennon ha avuto la stessa risonanza ed intensità della reazione all'uccisione di una figura di statura mondiale: un politico audace e popolare come John o Robert Kennedy, o un leader spirituale, come Martin Luther King - scrisse Jay Cocks sul Time il 22 dicembre 1980 - Ma Lennon era una creatura di poetica metafora politica, e la sua coscienza spirituale era diretta verso l'interno, come un modo per nutrire ed ampliare la propria forza creativa. Ecco cosa ha creato sconcerto, e fatto la differenza, lo shock della perdita della sua immaginazione, delle tracce penetranti e pervasive del suo genio, ed è stata proprio la perdita di tutto ciò, in modo così brusco e terribile, che è stata pianta la scorsa settimana in tutto il mondo".
"Domani mi mancherai, ricorda che sarò sempre sincero e poi mentre sarò via scriverò a casa ogni giorno e manderò tutto il mio amore per te", la voce di John Lennon risuona tra i corridoi del St. Luke's-Roosevelt Hospital Center dagli altoparlanti della radio nell'esatto istante in cui viene dichiarato morto.
Il suo assassino dopo aver sparato quei cinque colpi a punta cava non scappa, si sfila il cappotto, si siede sul marciapiede e inizia a leggere Il Giovane Holden di Salinger. Ne aveva comprato una copia quella mattina, appena arrivato a New York annotandoci sopra a penna "Questa è la mia dichiarazione" firmandosi Holden Caulfield. Indossava una maglietta dell’album Hermit of Mink Hollow con il viso in primo piano di Todd Rundgren incorniciato dai lunghi capelli neri.
Perché aveva compiuto un atto del genere?
"Il suo tutto e il mio nulla finirono per scontrarsi frontalmente" disse anni dopo durante una intervista a Larry King.
Lo sgomento lasciò tutti attoniti, confusi e persi. Il 14 dicembre, dietro richiesta di Yoko Ono, il mondo si fermò per dieci minuti, per ricordare Lennon che ora camminava in campi di fragole.
L'8 dicembre del 1980 Lennon si spogliò per l'ultima volta davanti al mondo, corpo e anima, in uno scatto entrato nella storia. Quella mattina Annie Liebovitz salì al settimo piano del Dakota Building per fotografare John per la copertina di Rolling Stone. Fu lui a insistere che ci fosse anche Yoko in quella foto, anche se nessuno voleva vedere uno scatto della coppia che distrusse i Beatles. Lei appare come sempre fredda, altera e distante, lui accovacciato nudo accanto a lei che le bacia teneramente una guancia. Liebovitz andò via con le sue foto, come sempre perfette, ma rimasero nel cassetto. La rivista attese più di un anno prima di rendere pubblico un attimo così intimo e definitivo.
Inconsolabile il mondo piangeva il suo ultimo eroe. Perdeva ancora una volta l'innocenza del suo essere e la speranza in un futuro migliore, in una nazione che aveva pianto negli ultimi anni i due fratelli Kennedy e Martin Luther King.
"Non avevo intenzione di ferirti, mi dispiace di averti fatto piangere" canterà per sempre Lennon cercando di consolare un mondo che ha visto cadere a terra e disintegrarsi in mille pezzi il suo sogno e il loro sognatore.
E si è infranto ancora durante il processo quando con una lucidità al limite della follia, l'assassino di Lennon durante la lettura della sentenza ha continuato a recitare la sua messa in scena. Apre nuovamente una pagina a casaccio del Giovane Holden e legge "Comunque, continuo a immaginare tutti questi ragazzini che giocano a qualche gioco in questo grande campo di segale e tutto il resto...Migliaia di bambini piccoli, e nessuno è in giro - nessuno grande, voglio dire - tranne me. E sono in piedi sul bordo di una scogliera pazza. Quello che devo fare, devo prendere tutti se iniziano a superare il scogliera - Voglio dire, se stanno correndo e non guardano dove stanno andando, devo uscire da qualche parte e prenderli. È tutto quello che farei tutto il giorno. Lo so che è pazzesco, ma è l'unico cosa che mi piacerebbe davvero essere. So che è pazzesco".
Non aveva nulla della ribellione, del disincanto, della difficoltà di diventare grandi raccontata da Holden.
Dal 1982, anno della sua incarcerazione, ha chiesto 11 volte la libertà condizionata e per 11 volte gli è stata negata lasciandolo solo con il suo nulla.
Pian piano il mondo ha ripreso a vivere, lo shock iniziale si è attutito. Il dolore prima insopportabile è stato metabolizzato. Ma accanto al vuoto lasciato dalla sua perdita, resta una piccola luce che Lennon ha acceso in ognuno di noi. John continua a urlarci "Continuiamo tutti a splendere come la luna le stelle e il sole" e noi, sognatori come lui, ci proviamo a splendere ancora e ancora.