Nel giardino di casa l’erba è alta, i fiori esplodono in un tripudio di colori. Sorridono le calle alle iris, le fresie alle dalie.
I gladioli si preparano a sbocciare con i gigli. Un timido anemone corteggia una viola mammola. Il pesco ha abbandonato il suo colore floreale ed ecco già si intravedono i frutti, come il fico che vuole sorprendere nel giorno di San Giovanni con i suoi fioroni. Dalle case invecchiate dei vicini i soliti rumori del nulla.
È Pasquetta, la Pasqua ha posto fine alla quaresima ma non alla quarantena.
Dispongo su una tovaglia distesa sul prato all’ombra di un limone amareggiato le pietanze di un festoso pic-nic. Una buona insalata di riso sfida gli arancini, mentre le crocchette di patate combattono per il primato di bontà con le polpette. Ma poi arriva la parmigiana che conquista anche le api che abbandonano i fiori per correre sulla teglia. Sublime delizia. Crostata alla Nutella e agnellino in pasta di mandorle, la colomba tradizionale è rimasta impacchettata con le altre tra gli scaffali di un supermercato.
I telegiornali non propongono gli assembramenti in pineta, in spiaggia, ai laghi, ciò che resta del pranzo di Pasqua e la carne alla brace. Non si può.
Le videochiamate FaceTime e whatsapp connettono solitudini, raccontano resilienze, di sale da pranzo e terrazzi imbanditi, di balconi cittadini trasformati in aree attrezzate per pic- nic di comunità distanti.
Una cicogna vola nel cielo, riappropriandosi delle sue rotte.
Il litorale deserto non rimpiange folte schiere di persone a scalciare palloni. Affiorano nella memoria passate scampagnate, allegre scorribande lungo le strade rurali insolitamente affollate, il primo bagno di stagione, il glicine in fiore.