Pioviggina, ancora sabbia, è aprile, il paese in festa, le strade trafficate delle periferie, deserte nei centri storici chiusi alle auto.
Pochi passanti, ripresi gli ombrelli, avanzano verso il palazzo restaurato e restituito alla collettività, si rivede bellezza dopo anni di incuria e abbandono. È una serata calda, scirocco a sospingere nubi, e nel piccolo atrio al secondo piano dell’edificio raggiunto dopo aver affrontato una lunga e ripida scala, appare lui il piccolo geco. Porterà fortuna dicono le donne passando e osservandolo.
Lui non si muove, resta fermo, forse è impaurito da tanto rumore di passi, da vibrazioni inconsuete. Piccolissimi quasi impercettibili movimenti della coda indicano che è vivo e vigile. Non lo disturberò, ruberò solo una sua fotografia da conservare nella memoria labile del mio cellulare, perché porti fortuna. La userò all’occorrenza, quando qualcuno si sentirà perseguitato, irritato, disturbato, sfortunato. La invierò e il geco cambierà la sorte. Perché lui gechino interverrà con i suoi poteri magici e la fortuna tornerà, sarà sufficiente credere che sia vero, che tutto sia possibile, che sì puoi farcela a combattere e vincere, ancora, ancora, ancora. E allora la pubblico qui perché tu possa vederla la foto di gechino, a cui ho dato un nome perché nominare è il primo passo affinché le parole si trasformino e si realizzino nella loro pienezza, e il suo nome è Fortuna.
Fortuna quella che ti serve ora per ritornare te, per riprendere te, per amare te. Fortuna è per te.