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L'isola che c'è

L'isola che c'è

Raccontare di un'amicizia che dura da cinquant'anni è un'impresa ardua ma io ci voglio provare. 

È avere la presunzione di narrare di cadute e rinascite, anche. 

Ma soprattutto è la storia di legami che durano, che non si consumano anzi con l'avanzare dell'età si rafforzano e diventano linfa vitale. 

Legami invisibili ma indistruttibili come le vecchie funi dei pescatori ormai corrose dal tempo, dalla salsedine, dal sole. 

Fili che non hanno paura di lunghe distanze e....

E ci si "annoda" l'una all'altra. Coloro  che cadono  (perché si cade!) potranno sempre contare su due o più mani forti pronte a tirarti su con energia, attendendo il momento giusto con estremo e rigoroso rispetto. 

Non sempre la risalita è immediata. 

A volte la permanenza in quel pozzo buio, silenzioso,  gelido e maleodorante dura a lungo. 

Ci si abitua e si accetta il contesto, ritenendo inutile ogni tentativo di contrapporsi.

Appena arrivate sull'isola è tutto un "enjoy" di qua ed un "enjoy" di là. Questa piccola parola inglese di appena cinque lettere ha sintetizzato (grande capacità degli inglesi) innumerevoli significati, ognuno dei quali è correlato ad altrettanti bisogni e necessità, perduti o dimenticati o semplicemente ignorati. 

Con sorrisi a 36 denti e con enfasi teatrale, vengono donati  l'augurio e l'invito 

a divertirsi, deliziarsi, rallegrarsi, godere ed io aggiungo ad illuminarsi, stupirsi, incantarsi, perdersi e ritrovarsi, raccontarsi, abbracciarsi, commuoversi, amarsi.

Ma quindi questi auguri e queste esortazioni sono tutte per noi. Grazieeeee.

Subito viene superato lo shock della sorpresa.

Da sempre ci piace sorprenderci a vicenda e sfidarci a chi riesce a fare la sorpresa più sorprendente e penso proprio che questa volta ci siamo superate. 

Il silenzio della notte è immediatamente inondato dalle nostre risate e dal cosiddetto "riassunto delle puntate precedenti"; non abbiamo perso tempo ed è esplosa la "iosa" (la caciara) assordante e dirompente; sì perché parlare una per volta è veramente troppo difficile. 

Questo scambio di baci e abbracci e parole  potrebbe durare all'infinito: è già questo lo spettacolo. 

L'isola ci aspetta, non c'è bisogno di guide turistiche, l'importante è guardarsi intorno stando insieme: le meraviglie della natura si mescolano alle molteplici opere d'arte che mani esperte hanno creato nel corso degli anni. 

Il mare, naturalmente, la fa da padrone: è lui che ha guidato e trasportato, a volte dirottato vite allo sballo, è stato teatro di guerre ma anche di esperienze indimenticabili: piccole imbarcazioni, navigano lente al chiaro di una luna complice e testimone, con a bordo giovani innamorati che si promettono amore eterno. 

La realtà siamo noi che a bordo di un affollato traghetto raggiungiamo altri angoli nascosti, e che nonostante il sole "mbrond", siamo imbacuccate e  coperte con giubbotti, cappucci, sciarpe e cappelli "mannaggia ci siamo dimenticate di portare i guanti" (triste constatazione di una di noi), manco ci trovassimo al Polo Nord.

Ma ecco che le mani si raggiungono ed il freddo adesso è accettabile e tollerato, un tepore sta dirompendo nel cuore, diretto, a scaldare l'anima.

Fra noi le più intraprendenti salgono e scendono scalinate interminabili, entrano ed escono da luoghi da ammirare a bocca aperta; le altre si siedono sui banchi, consumati dal tempo, di chiese che ti portano a guardare all'insù le volte affrescate e tutt'intorno dipinti di santi, madonne e immagini che rappresentano i misteri dei riti pasquali. 

La preghiera è automatica e  il "se tu fossi ancora qui con me" è inevitabile. 

Gli occhi si incontrano e quella lacrima condivisa porta un messaggio meraviglioso e  vero: finché avrò vita io ci sarò per te, sempre ed ovunque.

Fuori c'è il sole. 

Sul lungomare ci aspettano panchine dipinte con i colori dell'arcobaleno che vigilano su barche, barchette, catamarani e yacht. 

Dopo una brevissima passeggiata le intraprendenti e le pigre si ritrovano,  nuovamente e l'una condivide con l'altra la propria visita e la propria scoperta. 

Non serve a molto dirle di non togliersi le scarpe per evitare figuracce, lei lo ha già fatto e si massaggia il dito dove, proprio adesso, è comparso quell'odioso callo. Per tentare di alleviarle il dolore (come accade da quando ci conosciamo) ognuna le corre  in soccorso  proponendo creme e rimedi che vivono nel profondo delle nostre borse (o sono le nostre vite?): tante Mary Poppins pronte ad agire. 

Il traghetto per il rientro sull'isola madre ci aspetta, ma la gru che ci dovrebbe sollevare dalle panchine dov'è? 

Basta una, si alza e con la sua mano potente ci solleva tutte e di corsa “forza che ci perdiamo il tramonto”. 

Per essere più veloci, poi, prendiamo un ascensore panoramico che infatti velocissimamente ci porta su un belvedere a strapiombo sul mare e…mammamia! 

Una vista mozzafiato ed un tramonto spettacolare; le più tecnologiche tentano di inquadrare e, fotografando, fissare nella memoria il momento ed i colori. 

Ehiiii… "devo fare la pipì!!!"

Questa è la dura realtà di noi "diversamente giovani": non solo sull'aereo e nei bar e nei negozi persino nei musei e nelle chiese. Bisogna bere molto per idratarsi ma li mort...

L'idea era una bella cena, tutte truccate e vestite elegantemente. ma dove ci presentiamo?

Siamo, nuovamente, spiaggiate sulle sedie di un baretto che vende gelati artigianali messi con un'arte certosina sui coni, realizzando dei fiori con petali colorati di gelato, ma che bello,  quasi dispiace mangiarlo. 

In questa strada piena ormai di luci, e di un'animazione diversa da quella mattutina ci godiamo il passeggio di persone di tutte le età e di tutte le etnie, un vociare gradevole fatto di molteplici lingue, molte familiari altre no. 

Dall'altro lato della strada un signore canta di tutto, aiutandosi con la propria chitarra e chiedendo il supporto del pubblico che, incuriosito, si ferma ad ascoltare. 

Ad un tratto una bambina di circa 10 anni chiede di cantare e microfono alla mano, diventa un'abilissima artista ed intona proprio quella canzone, quella di Lady Gaga che da qualche tempo io canto a ripetizione: "Die with a smile" come se davvero fosse possibile morire con un sorriso,  mentre il mondo sta finendo, solo restando vicini.

Un vento dispettoso mi scompiglia capelli e pensieri, e giustifica quella lacrima che tutte hanno notato. 

In piedi! Si torna con l'autobus, altro che taxi.

Ad attenderci un megadivano e tante morbide copertine, tante risate e tanti "fatti" da raccontare ancora, accoccolate l'una vicino all'altra nell'ultima (per ora) serata insieme. 

Eccoci rifugiate sul nostro atollo, la nostra oasi, dove le parole conforto, affetto, consolazione e armonia hanno trasformato quell'isola nella "nostra" isola felice.

 

 

Dedicato a delle amiche speciali

Sempre e per sempre.

 "vivanoi!"

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