Piccole stelle nel giardino incantato, piccole e profumate, luci discrete che animano nuvole verdi e accendono i ricordi, le storie del passato.
Affacciate al balcone, la ringhiera in ferro difesa dai rastrellamenti per contribuire alla costruzione di cannoni, osservavano il passare delle persone, contavano i passi e le pedalate. Ora il balcone è tristemente vuoto, vetri di porte sfasciate, nessuno ad animare con chiacchiere estive le riunioni pomeridiane. Le sedie trascinate lungo la strada, restano sole, coperte di polvere e ragnatele nelle case abbandonate. Spenti i canti del mattino, quelli all’alba per ricordare alla vicina che se vuoi gabbarla basta andare a letto presto ed alzarsi alle prime luci del nuovo giorno. Le mani rapide a togliere piccoli fili d’erba e fiori secchi perché i vasi non presentassero alcun segno di trascuratezza.
Le piccole stelle sorridevano sornione a chi rivolgeva loro lo sguardo, bellissime nella loro eleganza, si lasciavano ammirare. Consce della loro innata armonia lasciavano che le occhiatacce di invidia di altri fiori comuni non le sfiorassero, loro erano stelle del firmamento scese sulla terra per regalare bellezza e magia.
Il balcone vuoto, deserto, è l’assenza, quel vuoto che resta, il silenzio che non si popola di suoni. Le piccole stelle un ricordo, eppure alcune sopravvissute cantano in altri luoghi melodie già ascoltate. Strade coperte di gelo, in questa fredda primavera sono anch’esse ricordo.
Una chiocciola si affaccia ad ammirare il suo cielo stellato e non può fare a meno di assaggiare una foglia.