Alcuni nascono postumi.
Guardano avanti e hanno un ritmo diverso dagli altri. Si muovono nel tempo e nello spazio, la melodia che li muove risuona nuova. Non una stonatura, ma un’elevazione. Le note sono su righe più alte del pentagramma. Scambiati per pazzi da chi non sente la loro musica suonare. Dissolvono tutto ciò che non è vita, spazzando via il superfluo. Restano solo le piccole cose, i dettagli, che stravolgono tutto e fanno la differenza. E le cose ampie, che aprono lo sguardo, che vedono oltre, più in profondità. E portano sempre tempesta, scombinano i piani. Non vogliono credere, vogliono sapere. Sono qui tra noi, ma abitano a una altezza libera e luminosa, hanno l’aria sotto i loro piedi, sulla testa, tra le mani. Sono aria, inosservabile e necessaria e hanno sempre lo sguardo altrove, più in alto del cielo, tra nuvole e stelle. Dipingono l’aria, assaporano i suoni, guardano la musica, sentono i fiori, parlano con i colori. Vivono di sensi. Si perdono e si ritrovano in una danza continua, non hanno tempo per le cose che non hanno anima, il tempo non lo perdono mai. Lo vivono, lo assaporano. Si allontanano dalla soglia del ridicolo, guardano in faccia il mondo e al dolore più profondo affiancano la gioia più vera. Hanno il coraggio di rischiare, sanno vedere la bellezza e custodirla, la vita per loro ha sempre sapore, gustano ogni cosa che sanno essere libera e ribelle. Amano perdersi in ciò che è assoluto, il cielo, il mare, il sole, le stelle.
Sono vasti, contengono moltitudini.