Nei tuoi occhi l’immagine dei verdi paesaggi di pascoli immensi di prati infiniti ed erba finissima che disegna onde che si susseguono danzando.
Oltre lo sguardo a volte affettuoso, altre iracondo, i luoghi vissuti e visitati, quelli abitati ed altri dimenticati, ed ancora immaginati come una casa tra i pini in riva al mare, una tamerice solitaria che resiste alla salsedine e al logorio del tempo.
“Si è tanto abusato dello sguardo, nei romanzi d’amore, che si è finito per non averne più stima; e solo a stento si osa dire, ora, che due esseri si sono amati, perché si sono guardati. Eppure proprio così, e solo così ci si ama; il resto è soltanto il resto, e vien dopo”, scriveva Victor Hugo.
In quegli occhi le pagine dei libri letti, le parole che si susseguono, si separano per poi ritrovarsi complete come frasi di periodi lunghi e articolati. Ed ancora numeri e formule e l’infinito che non è un limite ma l’oltre a cui aspirare, con sete immutata di conoscenza. Infinito viaggio ipotetico in cui perdersi e ritrovarsi, riscoprirsi reali mentre si annullano le forze gravitazionali, si abbandonano gli ormeggi e si naviga a vista.
“Se tu mi guardi con i tuoi occhi/ dai quali mi viene incontro la tenerezza/ e se io guardandoti con i miei occhi/ ti faccio spazio dentro di me,/ in questo incrocio di sguardi/ che riassume milioni di attimi e di parole,/ in questo scambio silenzioso/ che per entrambi è guardare e lasciarsi guardare,/ in questo penetrare l’uno nell’altro/ nel tempo con benevolenza,/ ci è dato tessere la reciprocità di questo amore/ e forse la gratuità”, scriveva Pablo Neruda.
Guardare e vedere, nei tuoi occhi i giorni condivisi seppur lontani.