Se fossi l’unico esemplare della mia specie vagherei per il mondo alla ricerca di qualcuno come me.
Qualcuno con cui parlare, qualcuno che mi sia affine, con cui condividere la vita. Lo cercherei ovunque cercando di non far mai spegnere la speranza.
Come ha fatto la balena 52 Blue, l’unica al mondo il cui canto raggiunge i 52 hertz, cantando per decenni alla ricerca di qualcuno come lei.
Ha nuotato nel Pacifico, raggiunto l’arcipelago Kodiak e le isole Aleutine, la California, nuotando ogni giorno per 70 chilometri. Tra il 2002 e il 2003 ha nuotato per oltre 11mila chilometri alla ricerca di qualcuno come lei.
I primi a sentire il suo canto furono gli oceanografi del Woods Hole Oceanographic Institution grazie al programma di sorveglianza subacquea Sound Surveillance System (Sosus) ideato alla fine della Seconda Guerra Mondiale e attivo sino alla fine della Guerra Fredda. Serviva a captare eventuali sommergibili nemici, ma era in grado di registrare anche i suoni dei cetacei. Quando il programma militare fu smantellato la rete di idrofoni fu utilizzata per studiare i cetacei in tutto il mondo.
Nel 1989 a scoprire 52 Blue furono William Watkins e Mary Ann Daher pionieri degli studi di bioacustica sui mammiferi marini. Il suono di quella balena li ha accompagnati per anni, hanno cercato con lei un suo simile, affinché non fosse più la “balena più solitaria del mondo”. Sino al 2004, quando Watkins morì. Dopo di lui nessuno ha cercato più la balena sino al 2010 quando il suo canto fu riascoltato dai ricercatori della Scripps Institution of Oceanography, in California, al largo della costa di Los Angeles. Watkins non lo saprà mai, ma 52 Blue ha trovato finalmente un’amica, una come lei, due canti simili in un mare immenso e silenzioso, in un mare di solitudini.