Lungo i viali alberati tappeti di foglie ingiallite aspettano il vento, correnti da sfruttare prima che arrivi copiosa la pioggia autunnale.
Gli alberi si colorano di toni caldi, abbandonano verdi splendenti e declinano sui gialli e i marroni, le folte chiome presto lasceranno spazio a visioni spettrali, si riveleranno intrecci di rami e nidi abbandonati.
Il mare e le sue acque ancora calde meta per pochi fortunati, gli altri osservano le foglie staccarsi e precipitare dalle finestre anonime dei palazzi. È autunno. “Si ripiegano i bianchi abiti estivi/ e tu discendi sulla meridiana,/dolce Ottobre, e sui nidi./ Trema l’ultimo canto nelle altane/ dove sole era l’ombra ed ombra il sole,/tra gli affanni sopiti./ E mentre indugia tiepida la rosa/ l’amara bacca già stilla il sapore/ dei sorridenti addii”, scriveva Cristina Campo.
Le foglie, alcune, si aggrappano ai rami, resistono al vento, attendono la pioggia, come il segno di una nuova vita.
“Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia/ che s’imbeve di te sin nelle fibre/ che l’uniscono al ramo, e il ramo al tronco,/ e il tronco al suolo; e tu dentro le vene/ passi, e ti spandi, e sì gran sete plachi./ So che annunci l’inverno, che fra breve/ quella foglia cadrà, fatta colore/ della ruggine, e al fango andrà commista,/ ma le radici nutrirà del tronco/per rispuntar dai rami a primavera./ Vorrei, pioggia d’autunno, esser foglia,/ abbandonarmi al tuo scrosciare, certa/ che non morrò, che non morrò, che solo/ muterò volto, sinché avrà la terra/ le sue stagioni, e un albero avrà fronde”, scriveva in Pioggia d’autunno Ada Negri.
È autunno non per chi conserva l’estate, per chi splende di verde, per chi sogna in azzurro, per chi ha un arcobaleno nel cuore. Passeranno le stagioni e tornerà ancora l’estate.