In estate passo le mie giornate in campagna dove i miei genitori lavorano la terra e ci vado tutte le mattine con la moto, in tre, perché
mio padre non possiede un'auto. Amo andare con loro specialmente quando prima di ogni semina il terreno viene arato e diventa soffice e scuro. Mi piace tanto correre a piedi nudi. Gioco molto spesso da sola e non mi annoio. Al contrario cerco la solitudine per inventare nuovi giochi, mi sento libera. Le cassette di legno diventano automobili, l'erba mischiata al terreno polpette per gatti. Il mio posto ideale è un pilone. Un'enorme vasca dove la verdura viene lavata prima della vendita al mercato. Mentre il sole brucia l'acqua passa dai canali per la terra. Io immergo i miei piedi per ore in quell'acqua fredda. Al punto che la pelle delle mie dita è raggrinzita. Qui gli aerei passano molto raramente a interrompere il canto degli uccellini e dei grilli, quasi fossero di un altro pianeta. Mi piace salire sugli alberi per raccogliere i fichi o i gelsi, e sentirmi più in alto. A volte non riesco a scendere e chiamo in aiuto mio padre. Mi dicono che sono un maschiaccio ma io mi diverto molto di più che giocando con le bambole.
La verdura viene concimata con il letame delle mucche. Non ci sono ancora i prodotti chimici e quando arriva nella melma si trova di tutto, monete, anelli. Queste terre coltivate si trovano in alcuni punti di Bari. La mia preferita si trova in viale Pasteur dove tra qualche anno ci costruiranno palazzi, tantissimi palazzi. E accanto alla stalla dei maialini rosa un giorno ci sarà un supermercato.
Oggi percorro il tratto di strada arato ancora una volta a piedi scalzi e rivedo i miei genitori che da lontano, mentre lavorano con le spalle chinate, mi osservano senza perdermi di vista. Il loro sguardo il mio faro, i cuccioli dei maialini il ricordo più bello.