La carta velina colorata si illumina nella notte, piccoli e grandi lampioni animano le vie di Calimera, regalano magia e sogni in cui perdersi.
Nella piazza del Sole, il cemento conta gli anni, rivelando un tempo in cui tutto si voleva cancellare, il passato, la storia, gli edifici. Conserva il nome di origine grica, il paese, Calimera, che restituisce memoria mentre intorno il nulla avanza preponderante, come la perdita inesauribile di identità. Resta la festa dei lampioni.
Pantaleo ha lavorato alacremente perché tutto prendesse forma, farfalle, stelle, soli, cubi, lettere. Nei laboratori i ragazzi hanno appreso l’arte perche non si affievolisca l’interesse per la tradizione dei lampioni, come già accaduto in passato, prima che i riflettori tornassero a mettere luce.
Carta velina colorata ad avvolgere strutture di canna essiccata al sole, create piegando e modellando, poi spago a tenere legate e luci da accendere dopo il tramonto. Le forme della fantasia, da appendere alle pareti, lungo funi, poggiate agli angoli delle strade. Un anno per costruirli, i lampioni, pronti per illuminarsi a giugno, nel giorno di san Luigi Gonzaga . Arte per abbellire la vita, colorandola e illuminandola, mentre il buio della sera avanza ma per le vie è festa e gioia, stupore ed emozione. Lampione che illumina, guida, dona messaggi. E basta anche il silenzio per percepirne la bellezza ché le parole gridate divengono volgari, appiattiscono il pensiero.
Le luci invece sono per i puri di cuore quelli che ancora provano meraviglia.