La costa rocciosa che declina sul mare sopporta i venti di scirocco e maestrale che soffiano forte scuotendo la sponda esposta alle intemperie.
L’antica torre resiste con le sue pietre sapientemente posate una sull’altra, negli anni, nei secoli, giorno dopo giorno, pioggia dopo pioggia, sole dopo sole. Paesaggio di solitudine nei mesi invernali quando intorno regna la pace, e gli unici suoni che si possono ascoltare sono quelli della natura. L’erba che si piega, la terra che si lascia accarezzare. In lontananza il belare di una pecorella invisibile agli occhi non allenati ad individuarla tra le rocce riconduce alla realtà dei sogni. Passeggiare per il sentiero tracciato, giungere al mare, un’orchidea spontanea anticipa la primavera tra i prati, e gli scogli baciati dal sole riscaldano granchi a pelo d’acqua.
Non c’è presenza umana in questa giornata, ai piedi della torre che fiera osserva la distesa d’acqua pronta a segnalare pericoli. Da questa piccola altura, lei, la torre ha visto storie raccontate e altre taciute, congiure, complotti, incursioni. Ha visto traffici, scambi, vendite, morti.
Il canale d’Otranto, il mare Adriatico, le terre incolte sembrano come abbandonate, la natura lascia l’osservatore estasiato come se il tempo potesse fermarsi all’improvviso per un attimo eterno. Un senso di pace che sa di libertà, come spiegare le ali e volare nel cielo. Le nuvole leggere si spostano velocemente, donano ombre impreviste, visioni nelle quali cercare se stessi per scoprirsi luce. Ed è solo un istante di sola bellezza.