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Tre cuori al lampone

Tre cuori al lampone

Albeggia sulla città, le tende da sole scosse dal vento sembrano tamburi percossi da mani che non seguono un ritmo preciso. Le strade deserte.

Ancora per poco. Con un enorme sbadiglio ogni quartiere si sveglierà, le tapparelle saliranno, si spalancheranno le persiane, le stanze si illumineranno, un raggio di sole si allungherà sul pavimento per posarsi sul tavolo. Tre cuori al lampone augurano buongiorno. La ragazza dai jeans a vita bassa, maglia sopra l’ombelico, piumino corto fucsia, ha dormito poco, come da alcuni anni ormai. Ha divorato nella notte il libro che il venditore le aveva donato, che ora è poggiato sul comodino accanto al cuore che ha aspettato una parola che lo illuminasse. Accoccolata nel suo pigiama comodo la ragazza sorseggia il caffè, robusto, macchiato con latte senza lattosio. Guarda il panorama, i piccoli palazzi che racchiudono vite, osserva i movimenti dei vicini. Tutto in ordine tutto come ogni mattina. Un gatto randagio dal pelo bianco e lucido cerca un angolo di erba asciutta dietro un fico d’india dove riprendere a riposare. 

La ragazza è indecisa se mangiare il cuore al lampone, non ama i frutti rossi ma Leonardo questo non poteva saperlo, il suo vicino di pianerottolo, incontrato per caso la sera prima in ascensore era stato gentile a donarglieli, come segno di buona vicinanza aveva detto prima di sparire nel suo appartamento. L’una dell’altro sapevano ben poco, due vite in un piano di un anonimo condominio. 

Il televisore acceso, finite le notizie, il solito programma leggero, prima di lavarsi, vestirsi, uscire. Oggi è San Faustino, festa dei single, ha appena detto il conduttore. Single si ripete lei e le balenano d’improvviso i versi di Eugenio Montale letti nella notte “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue”. Una lacrima, una per l’amore  della sua vita, Andrea. 

Tre cuori al lampone, ne mangia uno prima di tornare alla sua routine quotidiana.

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