Il sole tramonta ad ovest, lascia che arrivi la sera e che il buio avanzi riducendo campi visivi, accorciando orizzonti, dimensioni ignote.
Avanzano le tenebre e i cieli stellati sono limiti imposti. Eppure l’oscurità è complice negli incontri. Lo sa Nazim Hikmet, “nelle mie braccia tutta nuda/ la città la sera e tu/ il tuo chiarore l’odore dei tuoi capelli/ si riflettono sul mio viso./ Di chi è questo cuore che batte/ più forte delle voci e dell’ansito?/È tuo è della città è della notte/ o forse è il mio cuore che batte forte?/ Dove finisce la notte/ dove comincia la città?/ Dove finisce la città dove cominci tu?/ Dove comincio e finisco io stesso?”.
Notte magnifica, la luna rischiara il sentiero nel tempo sereno, ma con la pioggia le tenebre annullano le ombre. “Sul giardino fantastico/ profumato di rosa/ la carezza dell’ombra/ posa./ Pure ha un pensiero e un palpito/ la quiete suprema;/ l’aria, come per brivido,/ trema./ La luttuosa tenebra/ una storia di morte/ racconta a le cardenie/ smorte?/ Forse — perché una pioggia/ di soavi rugiade/ entro i socchiusi petali/ cade. –/ …. Su l’ascose miserie,/ su l’ebbrezze perdute,/sui muti sogni e l’ansie/ mute,/ su le fugaci gioie/ che il disinganno infrange,/ la notte le sue lagrime/ piange”, scriveva Ada Negri in Notte.
Nel buio della notte si attende la luce dell’alba, come una nuova vita, un nuovo giorno e con la luce le paure si allontanano. Per Alda Merini “La cosa più superba è la Notte,/ quando cadono gli ultimi spaventi/ e l’anima si getta all’avventura./ Lui tace nel tuo grembo/ come riassorbito dal sangue,/ che finalmente si colora di Dio/ e tu preghi che taccia per sempre,/ per non sentirlo come rigoglio fisso/ fin dentro le pareti”.