Lasciare che la sfera giri sul proprio asse e poi all’improvviso puntare il dito su un punto qualsiasi e scoprire un nuovo paese da raggiungere.
Giocare con il mappamondo, cercando nazioni note e mete sconosciute, ricordare caratteristiche, storie, attingere alle cartelle della propria memoria per ritrovare nozioni e nazioni dimenticate, sepolte dal flusso delle informazioni globalizzate.
Un mappamondo, una sfera in cui è riprodotto il pianeta terra con indicazioni precise, i confini delineati. Il primo globo terrestre di cui si ha traccia è Erdapfel realizzato nel 1492 da Martin Behaim, un globo di lino laminato in due metà rinforzato con il legno e ricoperto da una mappa dipinta da Georg Glockendon. Una mappa non precisa e in cui manca il continente americano, ancora sconosciuto.
Sul mappamondo, sotto le nostre dita, la rappresentazione in scala dei paesi con le loro capitali, le città principali, i fiumi, le catene montuose ma anche oceani e mari. Puntare il dito scoprire la meta del futuro viaggio un po’ lasciandola al caso, ad un atto guidato da leggi ingovernabili, un po’ forzandola affidandosi al giusto tentativo. Sulla lampada in casa la Striscia di Gaza ha una sua autonomia tra Israele e Egitto, l’Ucraina è uno Stato con una precisa linea di confine, eppure i conflitti sono in atto e potrebbero rendere questo mappamondo superato, vecchio, non corrispondente.
I poli estremi distese di ghiaccio, Artide e Antartide, come punti da cui passa l’asse sul quale il mondo gira e basta un niente per sentirsi dominatori dell’Universo, e basta un niente e si è tutti giù per terra. Tra i cocci d’azzurro topazio del mare.