Sulla strada le auto sfrecciano in entrambe le direzioni, puntano a mete diverse con la stessa voglia di arrivare presto di consumare pneumatici.
Dalla finestra di una statale qualunque le osservi, né memorizzi marca modello dettagli. Non guardi le persone all’interno dell’abitacolo, volutamente le ignori lasciandole al loro anonimato, alla loro esistenza alla guida o dal lato passeggero. Le loro storie non vuoi immaginare, pensare, costruire. Non vuoi fantasticare di possibili intrecci, di sguardi smarriti, di amori clandestini, di incontri rubati, di feroci litigi, scatti d’ira, revolver nel cruscotto, cadaveri nel bagagliaio. No, preferisci concentrarti sui colori della carrozzeria, i cerchi in lega, le sigle a distinguere, puntualizzare, definire. Auto lungo le carreggiate, la sosta al semaforo lascia pozze d’acqua sull’asfalto dai condizionatori accesi, il tempo di un verde e svaniscono, evaporano con le alte temperature estive. Un’ambulanza a sirene spiegate chiede strada, precedenza per la sua emergenza.
Stelvio, Carrera, Giulia, Clio, Punto, Ibiza, Cinquecento, un dettaglio ti basta a riconoscerle, non hanno segreti per te. Ne conosci le disavventure, le strade che hanno percorso, le tempeste affrontate, dal rumore del motore anche l’età. Dalla tua finestra sulla statale conti le auto in un’ora, in una giornata, in una notte di luna piena, sai le ore di punta i giorni da bollino rosso, le vigilie delle feste, i ritorni e le partenze, gli arrivi e le fughe. Conosci la strada, le linee bianche, l’odore delle frenate, pneumatici che lasciano segni. Una motocicletta transita con calma disarmante, non ha fretta, non ha meta, è solo in giro per le strade per il mondo, scoprire paesaggi, nuove aree per sostare ed osservare persone alla finestra. Un pastore tedesco dal sedile di una juke incrocia il tuo sguardo ma non hai voglia di scrivere la sua storia.
Le auto sfrecciano sulla statale, la loro presenza ti sottrae ad una solitudine immensa.