Interdetto ai cani e agli italiani, recitava il cartello che un po’ ovunque nel primo Novecento spuntava in tutta Europa.
Gli emigranti, allora italiani, erano brutti, sporchi, delinquenti, causa di ogni male e per questo da cacciare, da trattare come appestati. Nulla cambia, lo racconta il film d’animazione Manodopera Interdit aux chiens et aux Italiens, diretto da Alain Ughetto, con la sceneggiatura di Alexis Galmot, Alain Ughetto e Anne Paschetta, la fotografia di Fabien Drouet, Sara Sponga e l’animazione di Elie Chapuis, e Marjolaine Parot.
Un ritratto poetico nel quale Ughetto ripercorre il viaggio dei suoi nonni, Luigi e Cesira che da Ughettera, paesino ai piedi del Monviso, attraversano le Alpi per arrivare in Francia, nella speranza di una vita migliore. Il film realizzato in stop motion con la pazienza e la perizia di fotografare fotogramma per fotogramma i pupazzi che impersonano la famiglia Ughetto e tutto il mondo che li circonda, dal Piemonte di fine Ottocento, al regime fascista.
Un film franco-italiano-svizzero, presentato lo scorso anno al Festival internazionale del film d'animazione di Annecy, vincendolo e che arriverà in Italia solo a fine mese, dopo un anno in cui ha raccolto premi e riconoscimenti a piene mani.
Le scelte sempre poetiche di Ughetto si soffermano sui particolari, come la farina sul tavolo della cucina dove disegnare un cuore con un dito, il bambino che a terra gioca con le zollette di zucchero, la neve, il lavoro nelle miniere, la fatica, tutto raccontato con lo stile tipico di un certo cinema italiano di Risi, e Scola, ridere di tutto, mantenere la leggerezza anche nella tragedia.
La poesia sciolta nella minestra quotidiana.