Il potere della parola è saper tacere. Il potere del silenzio è saper parlare. Un controsenso, dici sussurrando, dietro il vetro della barriera.
Struttura sopravvissuta dalle misure anti-covid sulla tua scrivania.
Il potere è sapere ascoltare silenzi e parole, dono per pochi, non per tutti, non per quanti amano il suono della propria voce riempire una stanza, attraversare una piazza grazie all’impianto di amplificazione.
La parola scatena guerre, faide, vendette. Denigra, offende, insinua, ricatta, minaccia, ferisce, lambisce, uccide. Così anche il silenzio isola, circoscrive al vuoto, spinge sul baratro lasciandoti in bilico. Silenzio come dimenticanza, cancellazione, esilio, morte dormiente.
Eppure le parole potrebbero rendere felici, regalare gioia, sollievo, dire qualcosa che tange, consolare come una carezza in un momento di disperazione. Parole per raccontare, trasmettere bellezza, amore, passione, tenerezza. Parole per lottare, far valere diritti, difendere libertà. E poi ci sono quelle gratuite, buone per alimentare l’odio, catalogare in sottoinsiemi, quelle che non hanno un costo, che volano via con una pesante leggerezza, il tempo di un invio per farle entrare in circolazione, gonfiare significati negativi e restare impunite. Ed ancora, le peggiori, le parole sussurrate, perché acquisiscano carattere di verità dopo essere passate di bocca in bocca in assoluta parvenza di segretezza. Queste sì che corrono, veloci come il vento, tra i letti, nei bar, confidenziali. Parole, parole, parole. Il silenzio sopraggiunge all’improvviso, come un ordine misterioso che regola l’universo. tornare al verbo è come rinascere.