Il vento porta con sé messaggi di terre lontane, odori di luoghi che ha già visitato, polvere di deserti che ha attraversato. Unisce le sponde.
Soffia tra le vie della città, solleva le carte abbandonate distrattamente, gonfia sacchetti di plastica e dona loro sembianze di allegri palloncini. Il mare da lui si lascia accarezzare a volte sferzare, le onde si susseguono maestose, da far paura, e sarebbe inutile tentare di nuotare.
Sulla riva deserta le tende svolazzano come bandiere, mentre le finestre delle case restano serrate, e la salsedine sui vetri lascia disegni indescrivibili, come opere astratte in cui possono scoprirsi infiniti soggetti.
Nell’ora più calda del giorno il riflesso del sole è luce bianca che acceca. Si resta lontano dall’acqua per non bagnarsi, per non ricevere sul viso lacrime di altri mondi. Un gabbiano nel cielo applica regole sconosciute per disegnare nuove rotte.
Il vento soffia e porta con sé canti di popoli lontani, note di strumenti sconosciuti, rielabora melodie, contamina emozioni. Sulla riva giungono suoni inascoltati, opere scritte dalla natura, dalle foglie tra gli alberi, dai fiori sui prati, dalla neve tra le rocce, dall’acqua dei fiumi, ed infine la vastità degli oceani e i loro remoti silenzi come pause necessarie al respiro, lieve suono dell’essere.
Le onde si infrangono sugli scogli, lasciano ricordi di bianche sorprese. Non ci sono barche a solcare il mare, non oggi che l’universo canta con voce nuova.