Guardare la realtà, comprenderla, esporla agli altri in versi, lavorare di notte, lasciare fasci di canti che il lettore può leggere e ricevere.
“Le più belle poesie/ si scrivono sopra le pietre” affermava Alda Merini. Per lei “I poeti lavorano di notte/ quando il tempo non urge su di loro,/ quando tace il rumore della folla/ e termina il linciaggio delle ore./ I poeti lavorano nel buio/ come falchi notturni od usignoli/ dal dolcissimo canto/e temono di offendere Iddio./ Ma i poeti, nel loro silenzio/ fanno ben più rumore/ di una dorata cupola di stelle”.
La poesia apre uno squarcio sull’anima mettendola a nudo, lo fa con cautela, con curiosità e con delicatezza. Per alcuni è una ancora di salvezza. “La poesia è il salvagente/ cui mi aggrappo/ quando tutto sembra svanire./ Quando il mio cuore gronda/ per lo strazio delle parole che feriscono,/ dei silenzi che trascinano verso il precipizio./ Quando sono diventato così impenetrabile/ che neanche l’aria/ riesce a passare”, scriveva Khalil Gibran.
Nella giornata mondiale della poesia è lecito chiedersi cosa sia. “La poesia –/ ma cos’è mai la poesia?/ Più d’una risposta incerta/ è stata già data in proposito./ Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo/ come all’àncora d’un corrimano”, nei versi di Wisława Szymborska.
Poesia come via di salvezza, di conoscenza, poesia per alleviare il peso dei giorni e delle ore, del tempo. Poesia, versi metrica strofe che allietano il cuore, invitano alla riflessione, descrivono paesaggi che erano rimasti sconosciuti, angoli che trovano luce. Poesia che si ama come il lettore. “Amo te che mi ascolti e la mia buona/ carta lasciata al fine del mio gioco”, scriveva Umberto Saba.
Il lettore sa che nella poesia troverà rifugio, risposte, affetto. Sa che basteranno pochi versi e si sentirà consolato, compreso, amato.