Pensieri intrecciati come le trame delle reti del pescatore. Pensieri, mentre dirama i nodi, ripara buchi, ritesse come tele.
A cosa pensa seduto, sotto il sole, arnesi in mano per riparare, restituire a utilità. Duro il mestiere del pescatore, lui lo fa da cinquanta anni da quando ne aveva 10, in barca con il padre, a solcare mari, ad affrontare le onde impreviste, attento a non sconfinare in acque territoriali di altri Stati. le albe in cui tutto si colora di giallo e si sa già se sarà una buona giornata, le reti piene, pieno il carico, dividere specie da destinare ai mercati.
Le notti con i cieli con chiare stelle ad indicare infiniti possibili disegni sul soffitto, un po’ come di giorno con le nuvole ad assumere forme che solo i nostri occhi vedono. La terra sempre più lontana fino a scomparire, poi sempre più vicina, più riconoscibile, più familiare. I fari a ricordare approdi possibili, ritorni, porti accoglienti.
Suo figlio non è pescatore, la scelta giusta si ripete ogni giorno, lavora a Milano ma non sa cosa chiaramente faccia, l’importante è che non sia qui a riparare reti, a solcare mari, costi crescenti, pescato che scarseggia, infiniti strappi da ricucire. Lui al mare non può rinunciare, sarebbe come morire, è parte di se, la parte che meglio conosce, quella di cui conosce l’umore e le sfumature, quella di cui sa i pensieri e ne interpreta i gesti, il tratto.
Ogni mattina, abili gesti per riparare le reti, per avere qualcosa di utile da gettare in mare vuota per tirarla su piena, ieri su un peschereccio oggi su un piccolo gozzo. Sotto il sole la salsedine sulla pelle segna solchi, ma il sorriso, al termine del lavoro, è colmo di giovane felicità.