Il treno fermo sul binario morto di una stazione, le carrozza vuote, il profumo del tempo sul legno, le storie appese, memorie dei viaggiatori.
Sul binario della storia, fermo, il treno aspetta il visitatore di passaggio, pronto a donargli i suoi racconti silenziosi affidati agli odori, ai piccoli dettagli, al segno di una rimossa incisione sulle doghe di una panca che ha ospitato persone in fuga o semplicemente in viaggio verso altre mete, valigia in mano, speranze in cuore. Viaggio verso dimore ignote, il futuro appeso alla lontananza, un indirizzo per i più fortunati, un conoscente recuperato da intricati intrecci familiari. Viaggio di ritorno, terra natia, il rincontro, sullo stesso binario, unico, dell’andar via.
Nel vagone in legno, le panche simmetriche a dettare ordine, ampie vetrate a separare paesaggio da guardare per distrarsi dai pensieri inquieti del viaggiatore errante che seduto a fianco trasmette involontariamente il disordine angosciante del suo partire.
Una famiglia ha raccolto ciò che poteva nei tempi veloci di una fuga per la sopravvivenza, un peluche stretto tra le braccia del più piccolo, segno di qualcosa a cui legarsi per conservare il passato mentre le sirene suonano in città e i veicoli sono lunghi corridoi in attesa di un sì valido per superare una frontiera. Nulla cambia e tutto cambia per non cambiare.
Il treno fermo sul binario morto di una stazione, le carrozze vuote, il profumo del tempo sul legno, le storie appese, memorie dei viaggiatori, è l’incontrovertibile destino dell’uomo.