Nella città con la cattedrale affacciata sul mar Adriatico e il campanile proteso verso il cielo, lui ci è nato. Lo sguardo oltre l’orizzonte.
Trani oggi ospita, a Palazzo delle Arti Beltrani, la sua personale Doppiorizzonte. Trentanni di percorso artistico con oltre cento opere di Pietro Capogrosso in esposizione, per ammirarne i colori, la luce, gli orizzonti finiti e quelli ancora aperti, interiori.
Le opere, alcune inedite, realizzate nel 2020, l’anno della pandemia, si intersecano alle altre quelle dagli anni novanta ad oggi. Un viaggio nella luce e nel colore, nelle pennellate, nei luoghi che appartengono alla memoria e dai quali affiorano immagini in bilico tra reale e immaginario, tra ricordo e visione.
Il suo è uno studio accurato, meticoloso, si forma a Milano all’Accademia di Brera dove poi ha insegnato, poi a Mosca, in Corea del Sud per approdare a Barcellona dove ora vive. Le linee sulla tela sono piani di colore, sono piani orizzontali segnati dai blocchi finiti di cielo e mare che si uniscono e si comprimono, piatti, non navigabili non esplorabili se non con un ecoscandaglio che sonda i piani interiori, questi sì mai scontati, mai freddi.
Un mondo di immagini attende il visitatore inconsapevole a Palazzo Beltrani, fino al 30 gennaio, nel rispetto della normativa covid sperando che non cambi, che non precluda ancora lo sguardo oltre il confine della tela ma lo lasci libero di cercare tra il colore e lo spazio nel quale ognuno cerca se stesso.
Pietro Capogrosso nella sua città tra il bianco di una pietra che è promessa di luce.