Le luci calde, l’atmosfera accogliente, i libri noti accanto ad altri sconosciuti coprono le pareti in pietra, è Skribi, parole, suoni, gusto.
Una libreria indipendente nel centro storico di Conversano. La libraia di mestiere e di passione è Elena Manzari, una vita tra i libri prima nella grande distribuzione e poi in uno spazio e in un tempo che è tutto suo e che condivide amabilmente con i lettori, quelli di passaggio, quelli che restano, quelli che ritornano.
Perché Skribi, parole, suoni e gusto?
Skribi è una parola che viene dall’esperanto e vuol dire scrittura. Io da sempre mi occupo di scrittura, mi sembrava l’occasione giusta per concretizzare questo pensiero con la scelta del nome. Nella passata sede non c’era il gusto, ma c’erano le cose. Con l’apertura della nuova sede, qui in via Conte, c’è il gusto perché c’è la possibilità di sostare nell’angolo caffetteria.
Come si sceglie di essere indipendenti?
Io faccio la libraria da 22 anni e ho lavorato sia nei grandi gruppi come Feltrinelli e Ibs a Roma sia nelle piccole librerie. Ho scelto di essere indipendente quando la possibilità di relazionarmi con il lettore era diventata veramente minima.
Nel momento in cui mi sono resa conto che avrei voluto continuare questo mestiere, perché quello della libraia non è un semplice lavoro ma un vero mestiere, l’unica via da seguire era questa. Non mi bastava avere qualche libro delle case editrici major, occorreva volgere lo sguardo soprattutto all’editoria italiana che è ricca di piccoli gioielli, chicche editoriali che ahimè nella grande distribuzione, nelle librerie dipendenti o da catena non si trovano più.
Perché indipendente?
Offro qualcosa in più, offro un consiglio, a volte apprezzato altre meno, altre banalmente non compreso, ma devo comunque provarci. Il bello di questo lavoro è questo.
Ricordo che quando aprii l’altra sede, i lettori o presunti tali entravano, guardavano le pareti e mi chiedevano: ma esistono davvero queste case editrici?
Chi ha iniziato come me 22 anni fa ha visto man mano snaturarsi questo lavoro. Una parte del mio lavoro è anche saper consigliare. Nel consiglio si aprono possibilità infinite come quando
ho suggerito ad una donna un libro di Kent Haruf “Le nostre anime di notte”, lei lo ha regalato a un uomo di cui era segretamente innamorata e in questo modo, attraverso il libro, si sono rivelati ed ora sono una coppia. Per me è stato un motivo di orgoglio.
La bellezza dell’indipendenza è nel poter gestire il riassortimento come più ti piace, fare presentazione nelle quali si crede. L’indipendenza la vedo in questo, tracciare un seminato, gettare i semini e vedere come finisce. Sicuramente andrà bene, il tempo sino a questo momento mi sta dando ragione.
Che lettrice è?
Onnivora, ossessivo-compulsiva, leggo più libri insieme. Porto a termine i libri che mi piacciono. A volte li metto da parte rendendomi conto che non è quello il momento giusto, poi li riprendo perché mi riaffiorano delle suggestioni. Altri libri li leggo e li rileggo più volte.
Parto dal presupposto che la lettura è un piacere. È il piacere. Leggo tanto e prendendo a prestito una frase di Moresco “leggo libri che mi sconvolgono, che mi travolgono”. Non mi piacciono le storie a lieto fine. Anche un libro banale se è scritto bene, se scava in me qualcosa, mi cattura ed è un libro che propongo ai miei lettori e al gruppo di lettura, siamo in 42. Il bello è il confronto, il parlarsi addosso, il commuoversi perché quello che si è letto e condiviso, lo si sente davvero. Questo è il potere di un buon libro e della condivisione, della passione per la lettura. Questo gruppo, come dico sempre, funziona perché non siamo accademici, non siamo professori, siamo un gruppo di svitati lettori.
Tre libri anche non canonici che dovrebbero stare nella tasca del cappotto di ognuno?
In questo momento della mia vita mi sto dedicando a leggere scrittori italiani più o meno miei coetanei, quindi direi un libro che sento a me molto vicino, di un mio caro amico, Mirko Sabatino “L’estate muore giovane”.
Ho letto Andrea Donaera e da semplice lettrice siamo diventati carissimi amici. Il suo primo libro, “Io sono la bestia” secondo me è eccezionale.
Un altro testo molto particolare, di un giovane autore, un vero portento Enrico Macioci “Tommaso e l’algebra del destino”.
Ancora, un’opera straordinaria è “La meravigliosa lampada di Paolo Lunare” di Cristò. È stato scritto da Cristò, ma potrebbe essere il primo Murakami, o ricorda per certi versi suggestioni di Landolfi con il suo mondo immaginifico e iperrealistico. È straordinario vedere che queste scelte che io penso azzardate possono incuriosire i lettori di Skribi, significa che c’è affinità, complicità.
Un libro che avrebbe voluto scrivere, da sentire talmente suo che avrebbe voluto essere lei l’autrice?
“Restiamo così quando ve ne andate” di Cristò. È un libro molto particolare, voce narrante sono le pareti di un appartamento. Io ho letto quel libro quando vendevo la casa familiare e in quel momento stavo bloccando la trattativa. Perché le pareti parlano di chi c’era prima, di chi c’è ora e di chi forse ci sarà. Vendere una casa in cui sei nata e cresciuta non è semplicissimo, soprattutto quando sei rimasta l’unica ad abitare quella casa. Poi per fortuna ho mio marito che è molto più razionale di me e mi ha detto: lass perd’. Trattativa conclusa.