In quello che era poco più di uno sgabuzzino, Myrtilla Miner diede vita al suo sogno. Insegnare alle ragazze afroamericane, in piena segregazione razziale.
Era il 3 dicembre del 1851 e la schiavitù era ancora legale. In soli due mesi le sue studentesse divennero cento e sfidarono ogni giorno l’ira, il razzismo e la violenza di una retrograda America.
Costretta a lasciare il Mississippi per le sue amicizie e per la solidarietà nei confronti degli schiavi, scelse Washington come città dove dar vita al suo progetto. “La schiavitù può essere rimossa quando l’uomo di colore libero rimane degradato?” disse Frederick Douglass in un suo famoso discorso e proprio a lui Miner si rivolse per aprire la sua scuola che avrebbe emancipato tante ragazze e le avrebbe rese insegnanti in modo dal moltiplicare la conoscenza e l’istruzione sulla popolazione nera.
“L’entusiasmo illuminava i suoi occhi e lo spirito di una vera martire fiammeggiava nella sua anima. I miei sentimenti erano un misto di gioia e tristezza. Ecco un’altra impresa, pensavo, pericolosa, ribelle, disperata e impraticabile, destinata solo a portare al fallimento e alla sofferenza. Tuttavia ero profondamente commosso e pieno di ammirazione per l’eroica meta di quella delicata e fragile persona che stava, anzi che si muoveva avanti e indietro, davanti a me” scrisse Douglass di Myrtilla Miner che era tutt’altro che fragile, ma forte e volitiva, cresciuta in una famiglia di agricoltori, lei e i suoi undici tra fratelli e sorelle.
Il pregiudizio razziale era forte e il Compromesso del 1850 che aveva vietato la tratta degli schiavi in città era solo un granello nel mare di odio che infestava l’America.
Tentarono di bruciare la sua scuola, anche l’ex sindaco Walter Lenox si scagliò contro di lei, una donna bianca che osava schierarsi dalla parte dei neri. Subì minacce, molestie e una denuncia al National Intelligener. Ma Miner non si fermò, non si lasciò schiacciare dalla furia ceca dei razzisti. trovò quella che divenne la sede definitiva della sua scuola, subito fuori le porte della città, su un terreno di 3 acri con casa e fienile. In tutto il Paese si parlava di questa donna minuta che sfidava le autorità, il bigottismo e l’ignoranza. Uno dei suoi studenti di lei disse che era “una delle donne più coraggiose che abbia mai conosciuto”.
Harriet Beecher Stowe, la scrittrice de La capanna dello zio Tom, le diede parte dei diritti d’autore del suo libro per portare avanti la sua scuola. Mille dollari, una enormità per quel tempo. “Ai miei occhi il suo proposito era sconsiderato quasi al punto da risultare folle. Nella mia fantasia vedevo questa fragile piccola donna perseguitata dalla legge, insultata per strada, vittima della cattiveria degli schiavisti e forse picchiata dai teppisti” continua Douglass. Ma lei non si fermò e la sua Normal School for Coloured Girls divenne un farò in tutto il Paese. La democrazia di una nazione passa per l’uguaglianza dei suoi cittadini che non può essere raggiunta senza emancipazione e quindi senza istruzione e conoscenza. Myrtilla ne era sicura, non dubitò un solo attimo del suo progetto. Arrivò al punto di adottare le ragazze orfane per portarle a casa sua e farle studiare.
Un giorno si svegliò tra le fiamme, gli schiavisti avevano dato fuoco alla scuola. Ma non poteva fermarsi, non poteva arrendersi. La sua era l’unica scuola nel distretto di Washington che offriva una educazione post elementare agli afroamericani. Senza di lei il processo di emancipazione avrebbe avuto una battuta d’arresto inaccettabile, rendendo ancora più lungo il cammino verso la libertà della comunità nera.
“Non sono mai passato davanti al Miner’s teachers college for coloured girls senza un senso di rimprovero verso me stesso per vare detto parole che possono aver smorzato lo zelo, scosso la fede o turbato l’animo di quella nobile donna che ha fondato la scuola che porta il suo nome” scrisse Douglass anni dopo. Nulla fu smorzato, la scuola sopravvisse alla sua fondatrice. Fu chiusa durante la guerra civile e poi riaprì, si fuse con altri istituti diventando il seme dell’attuale Università del distretto di Columbia.