Sorprende ancor oggi il suo mondo dominato dalla fantasia, dai personaggi bizzarri e dalla curiosità. Un osservatore attento, questo era.
Hieronymus Bosch “è certamente l’interprete figurativo di un universo spirituale, colui che proietta sulla scena della pittura le visioni di un parossismo interiore. L’universo bosciano è una gigantesca, minuziosa ebbrezza parodica, è la metamorfosi senza fine della creazione divina in caricatura demoniaca, l’irruzione alla superficie terrestre delle larve, delle passioni monomaniache, delle tentazioni, degli impulsi grotteschi che ogni uomo cerca di reprimerere”, ha scritto Roy. Non è facile comprendere il mondo di Bosch se non spogliandosi da ogni giudizio e relegando lo straordinario artista nella favola della storia, come fece Dino Buzzati.
Olandese, ha vissuto tra il 1453 e il 1516, e firmò solo alcuni dei suoi dipinti riconoscibili oltre che per il tratto per le sue visioni con le quali ha interpretato i conflitti dell’uomo, le pene e la salvezza. “Tesa fra l’angoscia e la speranza, fra il dubbio e la fede, l’opera sua va riguardata come una testimonianza, una testimonianza affascinante”, ricorda Delevoy. “A partire da Bosch – e per la prima volta con lui – il demoniaco esiste come sfera a sé, ben distinta” sottolinea Sedlmayr.
Nelle sue opere il pittore olandese dispone oggetti riprodotti nei dettagli con impressionante precisione in immagini di dimensioni sovrapposte, di demoni interni che affollano la mente, ma c’è spazio per la saggezza che non appartiene ai santi ma agli eremiti, protagonisti di gran parte delle tavole di Bosch.