900 anni di meraviglia
Lungo la strada che da Tricase porta al suo porto, a dividere le due corsie, imprigionata in strisce di asfalto, svetta lei, la Quercia Vallonea. Immensa e maestosa fino a qualche anno fa era possibile toccarle il tronco dal diametro di oltre 4 metri, ed anche sostare alla sua ombra sentire il vento suonare tra i rami e le foglie danzare. Quanto è brutto il recinto in cui è rinchiusa, necessario, dicono, a proteggerla. È lì dal XXII secolo, guarda i prati, respira mare. Sotto la sua chioma, narra la leggenda, si sarebbe riparato dalla pioggia Federico II e 100 dei suoi cavalieri, ed ecco spiegato il suo nome Quercia Vallonea di Tricase o Quercia dei 100 Cavalieri. Altre querce le fanno compagnia invidiandone la chioma che ricopre una superficie di oltre 700 metri quadri.
La Vallonea produce delle grosse ghiande da cui si ricava il tannino, una sostanza con proprietà analoghe a quelle dell’acido tannico, solubili in acqua, dotati di proprietà concianti nei riguardi delle pelli animali, dando prodotti imputrescibili.
Lo sguardo del bambino resta meravigliato dai giochi d’ombra e dalle voci della chioma, un regno fatato sembra quella quercia. Da adulto, quel bambino ricorderà quella maestosità e la ritroverà intatta. Imperturbabile la Vallonea ci osserva crescere, sorride dello sguardo attonito, forse ci chiede più terra e meno auto che le passino intorno. Lei ci sopravviverà.