Anni Sessanta. Il mondo era nel pieno della sua rinascita. Un boom, inteso proprio come una esplosione di vitalità in tutti i campi.
L’umanità aveva superato, non propriamente indenne, due conflitti bellici internazionali e il ritorno alla normalità fu accompagnato da una sorta di rinascimento culturale, economico, sociale a tutti i livelli. Il monito di quello che era stato e che ancora sarebbe potuto essere, era ancora forte. La voglia di pace, fratellanza e cooperazione riecheggiava ovunque. Nel 1961 durante il congresso mondiale dell'Istituto Internazionale del Teatro, il drammaturgo finlandese Arvi Kivimaa propose la creazione di una Giornata mondiale del teatro.
Un anno dopo grazie all’impegno e alla volontà di Jean Cocteau fu celebrata per la prima volta e fu affidato proprio a lui il compito di lanciare un messaggio al mondo intero che mettesse una bandiera, uno stendardo, per far comprendere qual era il territorio che il teatro voleva conquistare.
“La vera ammirazione non è generata dalla comunicazione di idee o opinioni comuni; ma condividendo idee che non sono nostre e condividendole a tal punto che arriviamo a credere che avremmo potuto persino essere loro autori. E’ una forma di amore: perché, nell'amore, gli antagonismi si sposano a vicenda; e la funzione del teatro non è forse il miglior esempio di osmosi” scrisse nel lontano ’62.
Oggi si celebra la 58esima Giornata mondiale del teatro, in un clima che richiama le prime edizioni, quando era forte la necessità di sentirsi vicini gli uni agli altri, di una rinascita. Il messaggio di quest’anno è stato affidato a Shahid Nadeem, nato in Kashmir sotto il peso della guerra appena finita tra India e Kashmir per la contesa del Pakistan. Dall’età di un anno è diventato un rifugiato politico. Per tre volte è stato incarcerato per la sua opposizione al governo militare e fu proprio nel carcere di Mianwali che iniziò a scrivere le sue prime opere teatrali per e con i prigionieri. Uno strumento di opposizione al regime e di libertà per i detenuti che potevano così volare oltre le sbarre.
In seguito, in esilio a Londra ha iniziato a scrivere per il gruppo dissidente pakistano, Ajoka, creato da quella che in seguito diverrà sua moglie, Madera Gauhar.
Il suo messaggio oggi porta il carico di tutto ciò che ha vissuto e di ciò che il teatro può e deve significare. “Nel mondo di oggi in cui l’intolleranza, l'odio e la violenza aumentano sempre di più, e in cui il nostro pianeta sta precipitando nella catastrofe climatica, abbiamo bisogno di recuperare la nostra forza spirituale. Abbiamo bisogno di combattere l'apatia, l’indolenza, il pessimismo, l'avidità e il disprezzo per il mondo in cui viviamo, per il pianeta in cui viviamo. Il teatro ha un ruolo, un ruolo nobile, nel dare energia e spingere l'umanità a resistere alla sua caduta nell’abisso” ha scritto nel suo messaggio al mondo intero.
Richiama la sacralità del teatro che diventa “tempio” e la necessità di ispirarsi all’antica pratica degli artisti dell’Asia meridionale che prima di iniziare ogni rappresentazione toccano le assi del palcoscenico in segno di rispetto e riverenza. E tornando all’inizio di questa lunga storia concludo con le parole di chi ha dato il via a tutto. “La Giornata mondiale del teatro segna l'occasione in cui lo straordinario matrimonio tra singolare e plurale, obiettivo e soggettivo, conscio e inconscio mostrerà al mondo le straordinarie creature che ha prodotto. Molte delle discordie nel mondo derivano dall'allontanamento delle menti dalla barriera del linguaggio: sono queste discordie e questa barriera che l'enorme e intricato meccanismo del teatro si è prefissato di superare”. Jean Cocteau.