Sul tavolo il tuo bicchiere vuoto, segno che sei uscito in fretta, non hai avuto il tempo di lavarlo e riporlo a posto, come sei solito fare.
Tu che odi il disordine, che posizioni le cose in maniera simmetrica, un ordine maniacale che fotografi nella tua mente per controllare che nulla e nessuno sia intervenuto a modificare, spostare, toccare. Questa mattina qualcosa ti ha spinto ad uscire senza indugiare, forse il vento di tramontana, forse una chiamata inattesa. Il tuo bicchiere è qui sul tavolo, unico oggetto fuori dal tuo schema metodico, tutto il resto è in perfetto ordine, preciso, immodificabile nel tempo. Tutti i piccoli gesti ripetuti abitualmente, quasi meccanicamente, giorno dopo giorno, per una vita. La perfezione richiede disciplina ami ripetere ogni volta che osservo la disposizione dei barattoli di cibo per gatti come se fossero battaglioni di un esercito schierati per le cerimonie. Diaspora sonnecchia nella sua cuccia, il pelo perfetto da poco spazzolato.
Cosa ti ha portato ad uscire in tutta fretta? Non che abbia importanza ma nell’ordine delle cose un bicchiere abbandonato sul tavolo è un elemento di disturbo, oppure una chiara richiesta di aiuto, un segnale in codice che dovrei cogliere.
Diaspora è tranquillo, lascio il bicchiere li dove lo hai lasciato nel caso possa rappresentare una nuova sistemazione. Il telefono squilla, sei tu. Hai ricordato di aver lasciato un bicchiere sul tavolo, elemento destabilizzante. Rido, dell’ordine che ora è caos. Rido ed il bicchiere è sempre pieno.