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La salsedine sulla mia pelle

La salsedine sulla mia pelle

Erano due anni che non mi facevo un bagno al mare, l’ho sempre immaginato nella mia testa. Sono stata forse troppo severa con me stessa

ma forse non avevo la forza di farlo o semplicemente la voglia.

Così, ho messo un libro nella borsa di paglia e un telo arancione, la protezione totale, non si sa mai dovessi bruciarmi e sono uscita di casa. La statale 16 era più rovente che mai, le macchine offuscate ed il termometro della macchina segna i suoi 35 gradi, percepiti 45.

Come sempre mentre guido, muovo il cursore più e meno del volante, cerco senza senso una stazione radio che dia armonia a quello che sto facendo. All’improvviso sento le note della celebre canzone di Umberto Tozzi, “Ti amo” e così canticchio tutta stonata fino ad arrivare a destinazione. Le strade di provincia sono tutte non asfaltate per bene e non voglio avere un tono polemico o di lamentela, non dovrei farlo, dato che ho passato l’estate del 2023 in terapia oncologica ed ora dovrei solo guardare il presente per assaporarne ogni momento.

Sono arrivata in questo paesino tutto pugliese, che si affaccia sul mare Adriatico, Intravedo in lontananza il Gargano, il panorama è bellissimo e per fortuna che vivo in Puglia, terra di mare, sole e buon cibo, dove puoi vivere da gitana mentre mangi una frisella al pomodoro o l’anguria fresca in riva al mare, sarà che ora spiagge per startene in solitudine sono diminuite, perché il turismo ha tolto quasi tutto e sono nati tanti stabilimenti balneari per accontentare chi ama farsi viziare anche al mare.

Io amo starmene tutta sola a guardare l’orizzonte, dicono che il mare aiuti a ritrovare se stessi, io invece cerco un po’ di vitamina D che dia alle mie ossa una ricca sensazione di benessere.

Mi sono messa uno dei tre bikini che ho comprato quest’anno, non sono in perfetta forma come prima, ma ho i capelli tipo quelli di Lucio Battisti e chissà se questa estate non sarà un’avventura? Chi può saperlo!

Il telo tutto steso sugli scogli roventi di questo inizio estate ed i miei piedi nudi che si dirigono verso l’acqua verde, chiara e pulita.

Devo fare molta attenzione. Ho paura di farmi male. Quanta insicurezza mi ha lasciato il cancro. Allo stesso tempo devo provarci. “Si scivola?”, chiedo ad una ragazza che è lì mentre prende la sua tintarella. “Un pochino, basta fare attenzione!”, risponde.

Provo a scendere dagli scogli. Metto le gambe nell’acqua, non è per nulla fredda ed è invitante. Bagno metà corpo. Senza pensarci troppo, decido di immergermi sott’acqua, muovendo le braccia e nuotando.

Non credo ai miei occhi! L’anno scorso ero in chemioterapia, avevo un accesso venoso nel braccio non potevo entrare totalmente in acqua ed oggi sono qui.

Che felicità assoluta. Non riesco a credere di quanto sia bella questa sensazione sul mio corpo. I miei riccioli e la pelle piena di salsedine. Nuoto come se fossi in una condizione di benessere e di totale libertà. In questo spazio silenzioso e questa connessione tra me e il mare. Così profonda, così sentita. Esco dal mare, mi incammino verso il mio telo prendo il libro che mi sono portata.

Ad alta voce leggo le parole dello scrittore che racconta di Mumbai e del suo protagonista, un evaso dal carcere. Come se ci fosse un filo rosso che unisce le due storie che cercano la libertà in qualche modo, io nel mare e lui nella città indiana.

Resto ancora un po’ tra il rumore delle onde che leggere sbattono sullo scoglio, il profumo ed un sole che con la sua potenza inizia a tramontare e a regalare ai miei occhi un cielo arancione, colore che amo e che mi fa pensare a quale colore può avere la mia libertà.

E chissà forse la mia libertà è proprio arancione.

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