La notte è appena passata, è l'aurora.
Mentre disseto le mie piante il silenzio delle prime ore del giorno si interrompe.
Mi guardo intorno e sorrido, vedo il passero che mi fa compagnia con la sua musica.
Fino a qualche anno fa non avvertivo più questo canto, dolce e potente allo stesso tempo.
Assuefatta ai rumori della strada su cui affaccia il balcone della mia casa, trafficata e viva, ho finito col distrarmi da altri suoni, quelli più belli.
Ad un certo punto della vita del nostro paese e del mondo intero è arrivato qualcosa che ci ha stravolto.
Tutti chiusi in casa.
Fuori, per strada, nei giardini, sui marciapiedi quasi non si vedeva anima viva.
Una vista spettrale.
Circolavano solo i mezzi autorizzati e le macchine della polizia locale. Da queste si diffondeva la voce degli addetti che ricordavano il divieto di circolazione e di spostamenti, se non costretti da una ragione importante o impellente.
Una situazione surreale.
Nelle zone solitamente trafficate il silenzio disturbava, era soffocante.
In questo silenzio si è fatto sentire qualcosa che i rumori del traffico avevano coperto fino a qualche tempo prima.
Un cinguettio forte e chiaro.
Un passerotto sul lampione urlava il suo dolce motivo.
Sapeva di vita che prepotentemente vuole imporsi, che niente e nessuno può ostacolare, nemmeno un brutto virus arrivato chissà come e da dove per distruggere ogni cosa.
In quel periodo di paura generale mi ha quasi commosso l’impegno e l’energia che quel meraviglioso mucchietto di piume ci metteva per farsi sentire, la sua forza di vivere, indipendentemente da tutto e tutti.
Ogni giorno aspettavo di ascoltare la sua melodia e ogni giorno mi stupivo della potenza del verso di un essere piccolissimo e della sua incontenibile voglia di esserci e andare avanti giorno dopo giorno. Mi ha ricordato quello che avevo già imparato e scordato e che forse, da umana, scorderò ancora: “andare avanti, sempre e comunque, con forza e gioia”
È stato un momento oscuro del nostro cammino, ma il passerotto ha placato il dolore, la tristezza e la mia insofferenza.
Il tempo è passato, quello che è stato fa meno paura e i rumori e il vocio sono tornati, ma adesso sono più attenta ai “suoni belli".
Continuo ad aspettare, ogni mattina, il canto del passero e appena lo sento mi rallegro.
È vita! È ora di cominciare la giornata e di vivere.