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L’avventura meravigliosa dell’Antikythera

L’avventura meravigliosa dell’Antikythera

Io credo a quasi tutto perché infondo non me ne frega niente, diceva Robert De Niro in Non siamo angeli. 

Credere non perché sia vero, ma per il piacere di qualcosa di magico, avventuroso, suggestivo. Impossibile. Credere sapendo che la scienza spiega perfettamente che la direzione è opposta a quella intrapresa. Ma farlo lo stesso, sapendo che non importa, che è solo un’avventura, una storia, un racconto sotto le stelle. 

Magari una macchina che sia in grado di individuare varchi spazio-temporali, come suggestivamente raccontato dall’archeologo più affascinante del cinema, sfugge oltremisura al nostro controllo.

Ma accarezzare l’idea di in un congegno che esiste realmente ed è talmente perfetto nella sua ingegnosità da farci deviare dalla via tracciata dalla scienza, è qualcosa che può essere tra cielo e terra. 

“Dovete fare pensieri dolci e meravigliosi. Saranno loro a sollevarvi in aria” diceva Peter Pan. Dolci e meravigliosi come i poteri nascosti della macchina di Antikytera, duemila caratteri non ancora completamenti decifrati, venti ruote dentate, un differenziale, un meccanismo che permette di ottenere una rotazione a velocità pari alla somma o differenza di due rotazioni date, decine di ingranaggi grandi pochi millimetri dove ogni minima parte realizzata rispettando il ciclo dell’astronomo Metone, quindi 19 anni solari e 254 mesi lunari. Un’opera perfetta realizzata 150 anni prima della nascita di Cristo, con una calibrazione iniziale datata 23 dicembre 178 avanti Cristo, lunga 30 centimetri e larga 15 realizzata in rame con una cornice di legno e ritrovata infondo al mare che bagna l’isola di Antikythera, in grado di calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e le date dei giochi olimpici.

Le basi per la storia più incredibile del mondo ci sono tutte. “Solo chi sogna può volare” ripeteva il bambino volante e voliamo con la storia del ritrovamento dell’Antikythera, quando nel 1900 un gruppo di pescatori di spugne, nelle acque al largo dell’isola di Antikythera, a 43 metri di profondità, trovò i resti di una nave mercantile romana naufragata nel secondo quarto del primo secolo a.C. contenente decine di opere d’arte e nascosta tra loro, la macchina di Antikythera.

Volendo forzare ancora la mano si può credere anche ai manufatti fuori dal tempo, tutte quelle opere talmente proiettate nel futuro da essere inspiegabile la loro creazione nei tempi in cui sono state realizzate, un po’ come Porta del Puma in Bolivia, le grandi mura fuori Cusco antica capitale del Perù e le rovine di Nan Madol. Consapevoli di mettere da parte per un po’ la scienza per farsi suggestionare da qualcosa di spettacolare e magico. Come ascoltare una favola, come un sogno ad occhi aperti. 

Non è vero, ma quanto è bello crederci.

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