Come un tappeto da calpestare sentendo il lieve rumore delle foglie secche scricchiolare sotto il peso dei passi, lieve fruscio al vento.
Gialle, rosse, tra gli alberi aspettano che qualcuno le raccogli, foglie morte a cui donare nuova vita. Foglie che oppongono resistenza. “Ogni fiore vuol diventare frutto,/ ogni mattino sera,/di eterno sulla terra non vi è/ che il mutamento, che il transitorio./ Anche l’estate più bella vuole/ sentire l’autunno e la sfioritura./ Foglia, fermati paziente,/ quando il vento ti vuole rapire./ Fai la tua parte e non difenderti,/ lascia che avvenga in silenzio./ Lascia che il vento che ti spezza/ ti sospinga verso casa”, scriveva Hermann Hesse.
Foglie svolazzanti lungo fiumi, per laghi, su spiagge deserte a segnare confini tra terra e acqua. Malinconico autunno? “Ma dove ve ne andate,/ povere foglie gialle,/ come tante farfalle spensierate?/ Venite da lontano o da vicino?/ Da un bosco o da un giardino?/ E non sentite la malinconia/ del vento stesso che vi porta via?”, recita Trilussa.
“Fammi uguale, Signore, a quelle foglie/ moribonde che vedo oggi nel sole/ tremar dell’olmo sul più alto ramo./ Tremano sì, ma non di pena: è tanto/ limpido il sole e dolce il distaccarsi/ dal ramo, per congiungersi sulla terra./ S’accendono alla luce ultima, cuori/ pronti all’offerta; e l’angoscia, per esse,/ ha la clemenza d’una mite aurora./ Fa’ ch’io mi stacchi dal più alto ramo/ di mia vita, così, senza lamento,/ penetrata di Te come del sole”, è il Pensiero d’autunno di Ada Negri. Autunno e novembre che avanza regalando distese di foglie e scheletri d’alberi che rivelano nidi, costruzioni perfette che resistono mentre il vento soffia e scuote i rami. Autunno, ed è novembre, su un tappeto di foglie.